Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Ridatemi le donne veramente libere e sovversive dei capolavori di Godard, Truffaut e Rohmer, ridatemi il femminismo vero di A qualcuno piace caldo, Baciami, stupido!, Lezioni di piano, Ritratto di signora, ridatemi la ricognizione delle emozioni femminili di Douglas Sirk, Todd Haynes, Jane Campion o anche solo Richard Eyre (l'ingiustamente dimenticato Diario di uno scandalo del 2006 dice molto più di questa brodaglia autoriale che vuol far sentire "impegnato" lo spettatore generalista), ridatemi Mulan, ridatemi Principessa Mononoke e toglietemi dagli occhi quest'insulso sfoggio di tecnica e stile che vorrebbe giocare col mito di Frankenstein, col grottesco di Polanski, con la causticità anti-borghese di Buñuel, con l'immaginario horror dei mostri Universal e persino col perturbante di Lynch ma che finisce per essere vuoto e generico come un qualsiasi Netflix Original ossequioso nei confronti della cultura woke (la prostituta nera omosessuale che, a cavallo tra XIX e XX secolo, legge saggi socialisti: Leone d'Oro assicurato) e del retorico femminismo contemporaneo annacquato in salsa politicamente corretta.
Girato molto meglio della media di prodotti simili ed impacchettato con classe, sia chiaro, ma sempre vuoto e generico resta, oltreché percorso da esibizionistici didascalismi ad effetto che imboccano lo spettatore continuamente per chiarire il messaggio (banalissimo) dell'opera mortificandone la tonitruante messa in scena. Peccato per le valide interpretazioni attoriali, Emma Stone su tutti
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