Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
L'umana più umana dell'umano stesso.
POVERE CREATURE! di Yorgos Lanthimos. Sicuramente Joe d’Amato o Tinto Brass si sarebbero divertiti come i pazzi a dirigerlo! Ma anche Yorgos va più che bene, anzi…
In una Londra vittoriana retro futuristica Bella Baxter, dopo il suicidio, viene riportata in vita dallo scienziato Godwin Baxter. Essendo un esperimento unico nel suo genere, Godwin incarica il suo studente Max McCandles a monitorare i suoi progressi cognitivi e motori. Bella diventa sempre più consapevole e assetata di conoscenza e di piaceri senza alcun filtro o pregiudizio imposto, al punto di fuggire con l’avvocato Duncan Wedderburn in giro per il mondo. Lì scoprirà l’umanità in tutte le sue forme, sfaccettature e filosofie. Il tutto con tante ironie, confronti e scopate.
Se con Kynodontas e Il sacrificio del cervo sacro mi aveva fatto stare sulle palle il genere umano, anche stavolta Lanthimos lo ha rifatto, seppur in calcio d’angolo, ma con l’aggiunta di elementi e tematiche importanti quali la sessualità, l’emancipazione femminile, la scoperta dell’io e del mondo, delle divisioni classiste e sociali, del maschilismo possessivo e della dignità umana. Le risate sono garantite con battute divertenti, tempi comici quasi inaspettati e situazioni delle volte sopra le righe, ma ben scritte. Non mancheranno scene parecchio osé tra nudi, bodyhorror, steampunk, piccoli sprizzi di sangue e interiora e volgarità; tutte volute e contestualizzate lungo tutto il film.
Il livello tecnico è ineccepibile, i bianchi e neri da espressionismo tedesco, i colori accesi e desaturati che si intrecciano in musiche molto presenti e mai invasive, ma che anzi accompagnano molto bene la storia. Gli attori formidabili, una Emma Stones impressionante e accattivante molto calata nella parte, Mark Ruffalo molto ben credibile e mai sbilanciato anche quando si ridicolizza, Willem Dafoe continua ancora a mettermi in dubbio l’eterosessualità nonostante il viso deturpato e i rutti bollosi. Montaggio scorrevole, ritmo asservito alla storia, ogni inquadratura e ripresa azzeccate e la divisione in capitoli con dissolvenze incrociate belle artistoidi da favola postmoderna.
Peccato per l’ultima parte dove alcune tematiche di posizioni politiche e socialiste sono sì interessanti, ma non abbastanza approfondite. In più, ma è un difetto relativo, nell’ultimo quarto d’ora il ritmo cala vertiginosamente e il tutto diventa pesante. Bello il fatto però che ci trascina a comprendere il perché delle scelte di Bella prese a inizio film.
A dir poco una grande opera, tra le migliori dell’anno sicuramente e che non ha nulla da spartire con una certa bambola di merda rosa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta