Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Venezia 80. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Nel 2018 Yorgos Lanthimos portò fortuna ad Olivia Colman. Il ruolo affidatole dal regista greco nel film "La favorita" le garantì fama e successo internazionale. Finalmente il pubblico poteva conosce la bravura dell'attrice britannica che interpretava il ruolo della sfortunata e infelice regina Anna. Con un personaggio sfaccettato e dolente Colman si portò a casa di tutto, dalla Coppa Volpi al premio Oscar.
Ora, con un personaggio ancor più seducente, Emma Stone sembra destinata ad emulare il percorso professionale della collega al fianco della quale recitò proprio ne "La favorita". Emma Stone, che a contrario di Olvia Colman non necessita di presentazioni, ha già conquistato il Golden Globe e punta dritta verso il secondo Oscar. Nel nuovo film di Lanthimos, Leone d'Oro a Venezia, Emma Stone è Bella Baxter, una donna bellissima ma difficile da addomesticare. Bella è la creazione dell'eccentrico e sfigurato dottor Godwin Baxter, un demiurgo eterodosso ma vincente, un ambizioso pioniere della chirurgia, un novello dr. Frankenstein capace di plasmare una costola del proprio ego e di riprodurre i lineamenti di Eva.
Il giardino del dottor Baxter, tuttavia, non è l'Eden, e la donna, rapita alla morte dal vanitoso intelletto maschile, finisce per sfuggire al controllo del suo amato padre e creatore.
Bella Baxter, il corpo di donna, la mente di bambina e le movenze sgraziate di una lattante, cresce, inesorabilmente, in consapevolezza apprendendo dalla vita il necessario. E pur apprezzando il cibo, il sesso e la propria libertà tiene in serbo un costante candore, un'ingenuità disarmante, una lucidità cristallina con le quali fugge dalle rigide convenzioni del bon ton, del pudico portamento britannico e delle regole che vorrebbero imprigionare le donne ai margini della società. Bella Baxter è creata da un uomo
e dalle spoglie mortali di una donna, ma dall'uomo sfugge per compiere il proprio destino. Dagli uomini Bella si prende il piacere ripetitivo dell'orgasmo finché, un giorno, il sesso diventa secondario passatempo, un atto non più dovuto al partner che da lei reclama il piacere e il possesso. Bella cresce spiritualmente, si accorge delle disparità sociali e smette di accontentarsi della carne. Il suo credo è apprendere quanto possibile dall'esperienza e maturare da essa una propria linea di condotta. Prende a morsi il cordone ombelicale che la lega al maschio e viaggia libera alla scoperta della vita, della dura realtà, della povertà e della solidarietà femminile, mantenendo sempre inalterato il proprio candore.
"Poor Things" è una parabola di crescita umana. È il percorso che porta una donna a conquistare la propria indipendenza. La chiave di lettura del testo, tratto dal romanzo del 1992 di Alasdair Gray, è semplice. Per il regista greco, tuttavia, il racconto è simbolo di qualcosa di più profondo del significato evidente: uno slancio verso l'emancipazione di genere. Un percorso voluto dalle donne, spesso ostacolato da cadute rovinose e miseri tradimenti, grazie al quale l'universo femminile, finalmente, si muove per colmare l'abisso imposto dalla tradizione.
La donna di Lanthimos (ed il movimento di lotta che essa evoca) cresce, nel tempo, fisicamente ed intellettualmente. Essa è il risultato dell'educazione di un uomo, l'oggetto del suo volere, la parte di un contratto matrimoniale per cui non ha espresso un'evidente vocazione, il corpo da ingravidare, la mente da fecondare, l'essere da custodire e proteggere. La donna di "Poor Things", tuttavia, è tenace e combattiva, una tela bianca su cui scrivere nuovi e propri concetti. Si prende i pochi spazi che le sono concessi e sgretola il muro di ostilità che la circonda. Inizia l'itinerante ricerca della libertà e del proprio diritto. Dall'incontro con la filosofia e dai testi del socialismo la donna accoglie stupita le rivendicazioni che non credeva di meritare. Rimasta nei secoli esclusa dall'istruzione inizia a comprenderne il peso. La donna comincia a dubitare del ruolo assegnatole dagli uomini e smette di subire passivamente il volere di costoro. E senza compiere chissà quale rivoluzione decide come comportarsi, chi amare e in cosa credere.
"Poor Things" è manifesto delle rivendicazioni femminili e Bella Baxter è l'artista che l'ha concepito.
Bella Baxter non ha remore, non ha freni inibitori. Fa ciò che desidera il suo corpo e quanto anela il suo spirito, Emma Stone ne è la perfetta incarnazione. Spavalda nelle scene di sesso e libera di interpretarle, facendo dei sussulti del piacere una questione femminile e non più esclusivamente maschile, Stone gioca d'azzardo svuotandosi da ogni paura di supremazia e dal senso di colpa della sottomissione. È perfetta e coraggiosa
nell'incarnare lo sviluppo emotivo di un personaggio che possiede il fascino per divertire gli audaci, imbarazzare i timidi e ripugnare gli integerrimi sostenitori della moralità conservatrice.
A fianco della sensuale protagonista Mark Ruffalo interpreta un amante senza spina dorsale, egocentrico, inetto e vendicativo mentre Willem Dafoe è un dio del razionale, un uomo colto e votato alla scienza in nome della quale immola parti di se stesso e infliggere pionieristici esperimenti al proprio corpo. Forse il lato maschile più benevolo. Tocca, invece, a Christopher Abbott l'ingrato compito di incarnare la "povera creatura" che ha imposto alla propria consorte la più tragica fine ed il più incredibile inizio.
Le origini di Bella Baxter sono specchio del nostro tempo e del nostro decadimento. La lobotomia del marito un'irriverente
provocazione e la rinascita di Victoria una sfida a cambiare il proprio atteggiamento passivo per crescere in autonomia e senza costrizioni sociali.
Inutile rimarcare lo splendore della messinscena che evoca la Belle Epoque francese, gli sfarzi vittoriani, il raziocinio della scienza, gli avveniristici sogni di Jules Verne, il tutto condensato in una fascinosa cornice steam punk deformata dalla lente grandangolare di una camera che, di volta in volta, esalta i più radicali moti dell'animo. La fotografia in bianco e nero si apre ai colori oleosi e saturi dell'avventurosa scoperta dei sensi mentre le scenografie offrono uno trasfigurazione industriale del caos primordiale.
Bella Baxter sceglie chi diventare affidandosi al proprio giudizio. E noi? Vogliamo essere qualcosa o scegliamo di evolverci in qualcuno? Tra le stranezze del linguaggio metaforico di "Poor Things e l'umorismo levigato di Lanthimos siffatte domande si rincorrono in attesa di una ponderata risposta.
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