Regia di Noah Baumbach vedi scheda film
VENEZIA 79 - CONCORSO
In pieni anni '80, nel Midwest, la famiglia borghese dei Gladney non se la passa per nulla male, con il capofamiglia Jack (un Adam Driver con pancetta in evidenza, che torna a collaborare con Baumbach dopo il successo di Storia di un matrimonio del 2019) professore universitario specializzato sulla figura dittatoriale del fuhrer, la sua riccia e bionda moglie Babette (una spumeggiante ma anche misteriosa Greta Gerwig) dedita ad insegnare ginnastica posturale ad un gruppo di anziani, afflitta da vuoti di memoria da quando il marito la nota assumere una pillola misteriosa, che si rivela, tra l'altro, del tutto fuori commercio.
A ciò si aggiungano ben quattro figli di età variegata, a compimento del migliore tra i canoni della tipica famiglia di stampo occidental americano.
L'agiatezza e la spensieratezza contagiosa tipica di quegli effervescenti anni '80, che si misura a raffica di supermercati coloratissimi che ricordano la smania consumistica di Calvino in Marcovaldo, viene scossa nel momento in cui l'improvvisa fuoriuscita di una nube tossica da una fabbrica, getta panico nella popolazione e, per la prima volta, finisce per materializzare quelle paure che saranno lo spunto per dar vita a situazioni surreali e bizzarre, in grado di scuotere non poco la vita serena e brillante di tutta quella tipica e perfetta famiglia americana.
Prodotto da Netflix, Rumore bianco, tratto dall'omonimo romanzo cardine della letteratura americana moderna scritto da Dom De Lillo ed incentrato sugli incubi che possono metter fine al sogno americano foriero di successo in cambio di semplice propensione alla dedizione e all'impegno, era già in via di principio un'opera assai ardua da tradurre in immagini.
Baumbach, giunto alla sua dodicesima opera da regista, suddivide il racconto in tre atti che spaziano da momenti di intimità alle reazioni spropositate dei protagonisti, ogni volta che costoro si ritrovano ad affrontare le incognite che lo stesso sogno americano non ha mai previsto e che li ritrova spiazzati, catapultati dentro un mondo di dipendenze da farmaci, motel sinistri, fughe in macchina al limite dell'impossibile, e suore atee che deridono gli ingenui credenti a tutti i costi.
Uno strepitoso e scatenato balletto finale nel coloratissimo supermercato del cuore cerca di riportare nei nostri protagonisti quell'ottimismo da consumismo sfrenato che si rivela lo strumento più idoneo, quant'anche assai ingannevole, per ingannare il panico generalizzato che affligge una umanità ormai assuefatta ad un benessere voluttuario e sin troppo fine a se stesso.
Il film ha momenti assai riusciti e protagonisti decisamente azzeccati, ma si rivela anche un po' disomogeneo nel suo isterico alternarsi di registri narrativi, da cui tuttavia emerge bene quel senso di panico da minaccia superiore che coglie impreparati esseri poco avvezzi a mostrarsi predisposti a cambiare le carte di un gioco che li vede come players privilegiati.
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