Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
Storie intrecciate di attrazioni fatali, di contorti rapporti familiari, di distruzione e autodistruzione. Ci sono due coppie su una barca che vanno alla ricerca di prove e tracce di una strage compiuta quasi un secolo e mezzo prima a Smuttynose, un’isola al largo della costa del Maine, sede di una colonia di pescatori scandinavi. E ci sono, in un’alternanza che si fa sempre più pressante, i protagonisti del “caso” antico: il pescatore prussiano accusato di aver ucciso con la scure due donne e condannato all’impiccagione, le vittime, i loro fratelli e mariti, la sorella sopravvissuta. Di pari passo, piano piano, mentre Jean (la protagonista della storia moderna) prosegue nel suo reportage fotografico, scopriamo i misteri e le tensioni sepolte sotto le due storie parallele. Entrambe conducono a un groviglio di erotismo e tradimento, entrambe vengono contemporaneamente cancellate ed esaltate dal “peso dell’acqua” che finisce per ricoprirle. Quasi ossessionato da quell’attimo dell’annegamento di “Lezioni di piano”, l’ultimo film di Kathryn Bigelow, “Il mistero dell’acqua”, è contorto, faticoso e fascinoso: incupito nella parte antica dalla barbarie di “Lezioni di piano”, nevrotizzato in quella moderna dalla bella interpretazione di Sean Penn, purtroppo non riesce a fondere completamente i due registri. Imperfetto e contraddittorio, ma anche viscerale e inquietante.
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