Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
Kathrin Bigelow porta sul grande schermo una storia complicata e a tratti cervellotica uscita dalla penna di Anita Shreve. Due vicende s’intrecciano tra il New Hampshire del 1875 e quello moderno, con punti di contatto che si fanno man mano più evidenti, ma anche estremamente forzati. La Bigelow, che sembra scegliersi i copioni col lanternino, rimane fedele alla sua poetica di autrice e si sceglie una storia che forse nessun’altra meglio di lei avrebbe potuto narrare.
Tra la storia di Maren, svedese trapiantata negli Stati Uniti del 1873, e quella di Jane, fotografa contemporanea intenta a fare un servizio fotografico proprio sulla storia di Maren, oltre cento anni prima, si sviluppano analogie, differenze, parallelismi e coincidenze: un ricorso storico, adattato forse troppo forzatamente, che diviene vieppiù intricato a causa delle scelte registiche particolarmente estremiste. Interessantissime alcune scelte estetiche della Bigelow, come il freeze frame con voice-off, oppure alcune dissolvenze che fanno esulare dal montaggio alternato o, ancora, la scelta di una fotografia in bianco e nero in alcuni momenti cruciali della narrazione. Il film rimane lento e troppo riflessivo, enigmatico e talvolta incomprensibile, troppo chiuso su se stesso per potersi definire un’esperienza sensoriale piacevole.
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