Regia di Andrew Dominik vedi scheda film
Il più estremo dei 4 film di Dominik, l'ultimo lavoro del regista è un viaggio nel lato oscuro di una delle icone del 900: Marilyn Monroe. Sbattuta a destra e a manca, in un mondo di uomini voraci (straordinarie le deformazioni sui volti di chi urla per lei in una delle scene più agghiaccianti e disturbanti dell'intera pellicola, di ben tre ore), cerca ma non trova. Domink usa l'iimmagine Monroe, il suo potere, sbattendola da 4:3 a 2:40, dal bianco e nero al colore, dal vivo allo scolorito, rischiando di fare lo stesso uso degli avvoltoi sui resti di Norma Jeane.
Oltre un'ora l'ho guardato con distacco, poi ti avvolge, sperimenta, tutto con delicatezza non risparmiando nulla. Coraggiosamente anche, visto che mostra un Kennedy come mai nessuno fino ad ora, usando lo schermo "negato" del cinema (incredibile come possa essere finito su Netflix una roba simile).
Una disperata e angosciante ricerca delle origini, quel padre fantasma che aleggia un pò ovunque intorno a Ana de Amas (straordinaria interpretazione). Più coraggio? E' già tanto! E chissà se l'ultima apparizione, quell'ombra inquietante nella sua stanza prima della morte, non fosse, invece del padre, colui che la portò alla morte?
Devastante.
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