Regia di Andrew Dominik vedi scheda film
La più folle quanto più umana storia su Marylin Monroe.
Una considerazione iniziale.
Questo film su Netflix è sprecatissimo e merita la miglior sala possibile.
BLONDE (2022) di Andrew Dominik.
Norma Jeane Mortenson, in arte Marylin Monroe, tra soprusi, incubi, traumi e frequenti follie, vive la sua vita come donna piena di complessi e da diva dello spettacolo desiderata da tutti, ma alla costante ricerca di se stessa.
Dopo un bel Chopper e un sottovalutato Cogan-Killing Them Softly, Dominik gira stavolta un’opera d’arte molto particolare.
Usa tutto quello che ha a disposizione, ogni mezzo registico per raccontare la sua storia.
Dalla fotografia che cambia dal bianco e nero a colori, dal rapporto in 16:9 ai 4:3 fin pure ai 1,85:1 e i 3:2, dalle musiche dell’epoca a sonori assordanti, da lenti standard ad altre che deformano la visuale, da situazioni biografiche a scene oniriche e surreali. Qui la regia è stramegapresente, ma senza voler sembrare bravo o con elementi buttati a caso. Ogni gioco stilistico suggerisce un contesto, un obiettivo e anche un tipo di realtà. Un buon montaggio che nella sua lentezza non perde ritmo.
Gli attori son strepitosi, uno più espressivo dell’altro. Ana De Armas si dimostra ancor di più incredibile, dalla felicità più pura alla depressione più angosciante fino a cambi di espressione da una personalità all’altra. Persino il timbro della voce cambia, sia lei che la doppiatrice. Per chi la vede la prima volta se ne innamorerà, chi già la ama la vorrebbe sposare.
I personaggi sono tutti tridimensionali, hanno tutti lati negativi e positivi e non ci sono ne buoni ne cattivi. Il film non si risparmia di far vedere il marciume di ognuno di loro, chi più chi meno.
Va’ subito detto che il film non è un biopic e non vuole esserlo. Molto disturbante in certi punti, Lynchiano ed espressionista stile vecchia Hollywood, una messinscena visibilmente ben divisa tra la figura di Marylin, quella di Norma e in un punto particolare anche della stessa Ana. Scene di nudo, sesso, droga, alcol e violenza esplicita coloramente ben contestualizzate.
Qui il regista mette a dura prova lo spettatore di andare oltre la percezione, oltre l’aspettativa e l’idea di come era Marylin Monroe: una donna circondata dalla mancanza di empatia e di un appoggio paterno mai avuto, afflitta da una follia nella quale ci si rifugia e che la rendono forse molto più umana.
Un finale da groppo in gola, spirituale e pregno di significati.
Inutile dire che per la sua durata di 2 ore e 40 minuti, scene disturbanti e sequenze che potrebbero spazientire, dividerà molto il pubblico e la critica. Penso però che fosse questo l’obiettivo del regista, smistare chi va’ oltre le aspettative e segue la storia da chi non lo fa’.
CONSIGLIATISSIMO E BUONA VISIONE!
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