Regia di Ari Aster vedi scheda film
Premessa: ho resistito (eroicamente) due ore su tre, spero che questo sia sufficiente per dare il mio parere sul film. Dopo questa doverosa precisazione, il nuovo lavoro del talentuoso Ari Aster, il terzo dopo gli ottimi "Hereditary" e "Midsommar", è, incredibilmente, un passo falso clamoroso. Imperniato attorno a un pesantissimo Joaquin Phoenix, tutto sangue e ansia, bravo, e ci mancherebbe, Aster imbastisce una specie di "Forrest Gump" della follia, con questo povero omino, vagamente ritardato, che vive in un mondo completamente allucinato, dove esistono, sostanzialmente, solo violenza e psicofarmaci. E' chiaro che chiunque, al suo posto, diventerebbe ansiogeno patologico. E fin qui, niente di male. Il problema è lo sviluppo: nelle due ore (su TRE! Ma stiamo scherzando, vero?!) non succede nulla, se non un turbinare di esseri umani più o meno al limite psichico, attorno a Beau, che lo trascinano di qui e di là, sbatacchiandolo come un tenero orsacchiotto strafatto di Prozac. Ogni volta che pare morire, rinasce in una situazione differente, sempre più ambigua e sempre più sconclusionata, che non si sa come e perché. Un'opera fuori controllo, di uno che ha avuto un'improvvisa violente erezione cinematografica e aveva bisogno di sfogarla. Non si può nemmeno parlare di un trip psichedelico, perché qui di visionario non c'è nulla. Qualche bel tocco "black humour" ma niente di più. Terribile, assolutamente terribile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta