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Beau ha paura

Regia di Ari Aster vedi scheda film

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La recensione su Beau ha paura

di maghella
9 stelle

E’ veramente difficile scrivere una sinossi di questo film, che ha nel titolo la sua migliore sintesi: “Beau ha paura”, anzi, è terrorizzato. E’ difficile scrivere una sinossi perché  il film si svolge in 180 minuti (sì: 180 minuti) di puro flusso di coscienza del povero Beau, il solo ed unico protagonista. 180 minuti di vero delirio, derivante da un colossale senso di colpa che Beau ha nei confronti della madre Mona. Un senso di colpa che arriva da lontano, dal primo istante di vita di Beau, che appena uscito dal ventre della madre non emette il tranquillante pianto, provocando così ansia e angoscia nella giovane mamma. Con il passare dei minuti (tanti minuti, ma che davvero scivolano via tra panico e ansia) scopriamo che il senso di colpa nasce ancora prima della nascita di Beau, addirittura al suo concepimento. Infatti Mona riferisce al piccolo Beau, che il padre è morto nell’esatto momento in cui è stato concepito, per una malformazione al cuore congenita. Per questo motivo Beau, a 48 anni, è ancora vergine proprio per la paura di morire durante l’orgasmo.

La paura è sicuramente la protagonista (con Beau) dei primi 80 minuti. La paura, per non dire terrore, circonda ogni attimo della vita di Beau, che vede nemici ovunque ed in ogni cosa. La strada, la casa, la gente fuori che aggredisce ed invade i suoi spazi, vandalizzando ogni oggetto; poi ci sono i ragni, l’acqua che manca e che è indispensabile per poter prendere i suoi medicinali, i vicini che lo molestano con minacce, la madre che muore, la madre che non comprende i reali motivi dei suoi ritardi, ed infine l’incidente e la pugnalata al fianco.

Joaquin Phoenix

Beau ha paura (2022): Joaquin Phoenix

Questo nei primi 80 minuti.

Poi comincia la cura. Beau viene accolto dalla coppia che lo ha investito. Viene curato, coccolato, assecondato in ogni cosa, i 2 coniugi hanno perso un figlio in guerra e hanno dato a Beau la stanza della figlia adolescente, nel giardino ospitano un compagno del figlio morto. Beau potrebbe vivere con loro per sempre se solo volesse, ma sa che deve andare alla veglia funebre della madre appena morta, ma le ferite, la distanza, gli impegni fanno rimandare continuamente il viaggio. Può guarire in quella panacea? può prendere la sua vita in mano se continua a rimandare il viaggio? Il compagno d’armi del figlio morto lo continua ad aggredire ed anche la figlia non lo vede di buon occhio. Beau sarà costretto a fuggire.

Amy Ryan, Nathan Lane, Joaquin Phoenix

Beau ha paura (2022): Amy Ryan, Nathan Lane, Joaquin Phoenix

Fuggire nel bosco.

Poi nel bosco incontra la compagnia del bosco, che sta mettendo in scena una rappresentazione teatrale. Qui Beau ha la sua vera presa di coscienza di ciò che avrebbe voluto e potuto essere e di quello che è e che deve fare. Una volta capito arriverà alla sua meta finale: la casa materna per la veglia funebre.

 

Una veglia funebre che lo porterà al suo primo coito senza farlo morire, ma che lo condurrà ad una resa dei conti finale con la madre. Beau non riesce a “seppellire” la madre e con lei i sensi di colpa che lo attanagliano da sempre e che ormai sono sempre più dei macigni. Beau arriverà ad un processo finale, davanti ad una platea da multisala, che assisterà silenziosa al verdetto e poi silenziosamente si alza e se ne va nel silenzio assoluto.

Joaquin Phoenix, Ari Aster

Beau ha paura (2022): Joaquin Phoenix, Ari Aster

Questa sinossi è incomprensibile a chi non ha visto il film, me ne rendo il conto. Ma forse il senso di sballottamento emozionale, di disordine logico, che si ha nel leggere quello che ho scritto può rendere l’idea (in parte) di cosa sia la visione di questa opera. 

Io ci sono arrivata impreparata, nel senso che non sapevo assolutamente niente del film, tranne che fosse del regista Ari Aster, di cui avevo apprezzato molto Hereditary e moltissimo “Midsommar”. 

La prima parte, quella dedicata alla paura pura, alle fobie, alle angosce, è sicuramente quella che mi ha suggestionata di più. Ho visto la prima ora del film praticamente in apnea, respirando forse 3 volte in 60 minuti. Le scene non lasciano tregua, è un susseguirsi senza sosta di ansie, di situazioni al limite del sopportabile. Questo lungo, lunghissimo, trans emozionale è necessario per entrare in completa empatia con il mondo di Beau, con la sua mente. Se non ci fosse una preparazione di questo livello sarebbe impossibile passare alle fasi successive. Fasi in cui ci viene spiegata, con linguaggi di altissimo spessore espressivo, la condizione mentale di Beau, concedendoci alcuni spiragli di lucida realtà con sporadici ricordi, in cui ci vengono fatte intuire da cosa possano essere scaturiti i disagi del nostro Beau.

 

La parte più impressionante è sicuramente quella dedicata alla presa di coscienza. Il palcoscenico nel bosco serve per mettere in scena, tramite un racconto per animazione, la vita di Beau, o meglio, quella che avrebbe avuto (o che forse ha avuto) se solo avesse tirato fuori il coraggio per affrontare le sue paure.

Il lungo racconto è necessario per arrivare alla fine di un percorso, ma la paura (quella del titolo e della vita di Beau), non lascia scampo.

 

Ari Aster ha esagerato (per fortuna di chi lo apprezza). Ha sicuramente concepito un film fuori dal comune, disturbante a tal punto che fa apparire Lars Von Trier uno scolaretto alle prime armi. Utilizza un linguaggio viscerale, quasi scorretto nei riguardi dello spettatore, che ne esce a pezzi. 

 

Joaquin Phoenix non ha altro da dire dopo questo film, non so cos’altro deve fare ancora per dimostrare di essere il migliore. La sua capacità nel trasformarsi fisicamente è ormai nota, ne ha dato esempio più e più volte. In questa sua ultima prova ha mostrato di saper mostrare anche la mente del suo personaggio, utilizzando il corpo per raccontare il disagio profondo della sua anima.

 

Meravigliata di trovare l’attrice Patti LuPone nei panni della madre di Beau. Una parte difficile e spietata. Mi ricordo dell’attrice nella vecchia serie televisiva “Una famiglia come tante”, veramente una sorpresa, una bella sorpresa.

 

Consiglio il film a chi non ha niente di irrisolto con la propria condizione mentale e di vita affettiva. Impegnativo, fisicamente (3 ore non sono cosa per tutti) e soprattutto emotivamente.

locandina

Beau ha paura (2022): locandina

 

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