Regia di Amy Hesketh vedi scheda film
Ispirato vagamente da un racconto breve di Robert Louis Stevenson, Olalla narra una duplice storia, con sviluppo parallelo di eventi distanziati da un secolo di tempo. Scritto, prodotto, interpretato e diretto da una disinvolta (ma coraggiosa) Amy Hesketh, qui al suo quarto lungometraggio.
Una millenaria famiglia di vampiri (dalla vita secolare ma non immortale) persegue una logica di discendenza genetica fondata sull'incesto. I vari componenti del nucleo familiare non si accoppiano con elementi del mondo esterno, quando lo fanno le conseguenze possono essere disastrose. Roberto (Christian Del Rio), un nuovo ospite, arriva all'hacienda di famiglia dimostrandosi attratto da Olalla (Amy Hesketh) che è già in relazione intima con il fratello Felipe (Jac Avila). Olalla uccide in sequenza lo straniero e subito dopo il parroco del paese. Gli abitanti del villaggio prendono d'assalto la hacienda e catturano Olalla, bruciandola viva. Un secolo dopo, le figlie sopravvissute - l'omonima Olalla (Amy Hesketh) e Ofelia (Mila Joya) - vivono isolate dal mondo che le circonda, cercando di evitare ogni pericolo. Olalla è però alla ricerca di una vita normale, si allontana dalla sua famiglia e trova un amante nell'attraente fotografo Nathan (Luis Almanza).
Olalla: foto di scena
Mentre stava lavorando su Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, Robert Louis Stevenson scrisse un racconto breve intitolato Olalla [1]. Lo stesso racconto che, molto liberamente, ha ispirato Amy Hesketh, l'autrice a tutto tondo di questo adattamento cinematografico girato a basso budget con il supporto produttivo del sodale Jac Avila (anche interprete nel ruolo del sadico Felipe in età adulta). Quarto lungometraggio della Hesketh (seguente Sirwiñakuy, Barbazul e Le Marquis de la Croix), realizzato con pochi mezzi a La Paz (Bolivia), Olalla racconta contemporaneamente e in maniera alternata due storie, una sviluppata nel passato e l'altra nel presente. Protagonista in entrambe è sempre la Hesketh che interpreta il duplice ruolo di madre e figlia dallo stesso nome che dà titolo al film. Se le interpretazioni lasciano a desiderare, la Hesketh riesce comunque a catturare l'attenzione sia per l'insolito sistema narrativo con progressione in parallelo delle due storie, sia per la strana metodologia utilizzata (mentre la figlia parla in inglese, la madre si esprime in spagnolo) e sia soprattutto per il coraggio dimostrato di esporre il proprio corpo, in maggior parte del tempo, completamente nudo. Le sequenze d'apertura mostrano una coppia (la Hesketh e uno sfortunato fidanzato) che assiste al classico Nosferatu di Murnau, anticipando così il tema del film. Che tratta solo superficialmente di vampiri, peraltro in maniera per nulla convenzionale: quelli qui messi in scena non temono la luce del sole, si nutrono perlopiù di sangue artificiale, appaiono riflessi negli specchi e praticano sesso incestuoso, più spesso a carattere sadomaso.
Olalla: Amy Hesketh
Lento e poco indicato per una pubblico tradizionale, Olalla acquista punti per via d'un doppio finale in grado di mostrare il solito accanimento popolare (metafora dei pregiudizi e della non accettazione del "diverso") in stile caccia alle streghe. In un caso la Hesketh (Olalla madre) si ritrova legata (nuda ovviamente) a una croce, fustigata a sangue prima di essere data alle fiamme (ruolo già ampiamente collaudato in Maleficarum); nell'altro (Olalla figlia) riesce ad emanciparsi dal legame familiare ma non dalla sua natura predatrice, chiudendo il cerchio con un delitto che si ricollega alle sequenze d'apertura. Penalizzato nella ricostruzione d'epoca da costumi e scenografie poco credibili e reso talvolta grottesco da una tremenda colonna sonora con strillati brani in lingua iberica, Olalla si divide artisticamente a metà tra il più elementare cinema amatoriale e quello d'autore. Un'opera curiosa anche se non completamente riuscita, senz'altro perturbante in virtù di scene piuttosto audaci (vittima sempre la Hesketh), orientate sulle ripetute punizioni corporali (anche di tipo spanking) riservate alla protagonista dai suoi stessi consanguinei. Sicuramente migliore, non foss'altro per l'approccio sperimentale al mezzo cinematografico, del debutto nel cinema mainstream della Hesketh, avvenuto recentemente con Rucker (2022).
NOTA
[1] Il racconto di Stevenson, pubblicato nel 1885 all'interno del periodico The court and society review, è stato tradotto in Italia per la prima volta nel 1959, inserito all'interno dell'antologia Racconti e favole (Mondadori). Del 1974 è invece la seconda edizione, distribuita come singola opera per le edizioni Einaudi.
Olalla: Amy Hesketh
"Sai, secondo me, non esistono i vampiri, non sono mai esistiti e non esisteranno mai. Ma è concepibile che potrebbe succedere. E se lo fai nel modo giusto, se approfitti di questa identificazione, un vampiro è come me, a parte il fatto che lui non muore. E le donne, in qualche modo, molte donne... trovano questa cosa molto erotica... questa cosa che punta al collo e tutto il resto."
(Dan Curtis)
Trailer
F.P. 12/02/2022 - Versione visionata in lingua inglese e spagnola (durata: 96'12")
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