Regia di Rian Johnson vedi scheda film
Miles Bron è egocentrico e multimilardiario. Proprietario della Alpha Industries, invita i suoi amici a una fuga sulla sua isola greca privata e, per festeggiare il suo compleanno, inscena un delitto. Quando qualcuno viene trovato morto, l'investigatore Benoit Blanc si occupa del caso.
In seguito agli eventi narrati nel primo film (la cui mia recensione trovate qui) e dal modo in cui si punta l’attenzione su Benoit Blanc, ancora interpretato da Daniel Craig, è piuttosto evidente che il personaggio che ne esce protagonista dal film precedente sia proprio lui. Non che la cosa dispiaccia, anzi, nonostante non abbia mai apprezzato particolarmente il talento di Craig ammetto che in questa veste è piuttosto apprezzabile (sarà contento di essere tornato protagonista di una saga).
Mentre intorno tutto cambia, location e protagonisti, il sistema di “gioco” e narrazione resta lo stesso con una enorme differenza: stavolta non ci si sente ne coinvolti ne divertiti. Alla fine della visione mi sono chiesta come sia potuto succedere che questo secondo capitolo sia stato definito addirittura migliore del primo quando pecca in sceneggiatura, in ambientazione e in protagonisti.
Se la sceneggiatura del primo film risultava troppo ricca di dialoghi e spiegazioni, qui si lascia più spazio all’intuizione, si concentra la spiega dei personaggi nella parte iniziale, definibile anche incipit (il che crea un senso di spaesamento manifesto) e concentra l’attenzione dell’intera pellicola su Miles, amplificando il suo egocentrismo e non dando possibilità alcuna di sospettare anche minimamente di qualcun altro che non sia lui, nell’individuazione del delittuante. Miles è interpretato egregiamente da Edward Norton, sempre troppo poco “sfruttato” dal cinema purtroppo, che trasuda antipatia già dal primo sguardo.
Mentre il primo film della saga aveva il gradevole pregio di intrattenere prima di arrivare a svelare il mistero legato al delitto, questa seconda pellicola intontisce lo spettatore con lussuosi e disincantati luoghi, personaggi per nulla interessanti e una trama sì lineare ma poco attraente, in parte ridondante e fastidiosa: Miles che vuole fingere il suo omicidio e viene poi smascherato da Benoit in tempi da record è un escamotage imbastito per troppo tempo per essere spifferato in modo così lampante e forse non propriamente necessario ai fini della narrazione. I tizi sarebbero andati sull’isola a prescindere, se invitati per il compleanno di Miles. No? Serviva tutta la messa in scena che nemmeno ha il compito di condurre al vero delitto? Mah. Misteri di sceneggiatori forse incompresi.
Insomma, non ho molto altro da dire a proposito di questa pellicola se non che non vedevo l’ora che terminasse il supplizio. La speranza è che la “saga” si fermi qui o che quantomeno, se dovesse esserci un terzo film, lo sceneggiatore possa essere in grado di portare una trama più convincente.
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