Regia di Paul McGuigan vedi scheda film
La via inglese al gangster movie si dipana nel pieno della “swinging London”, tutta colori vivi ed improbabili, che aumenta il (colorato) distacco dai numi tutelari del genere ovvero gli Scorzese ed i Coppola, ove, comunque, l’ispirazione di McGuigan si orienta maggiormente verso il ritmo frenetico del primo che verso l’ariosa enfasi epica del secondo. La storia della scalata di questo gangster innominato è quindi volutamente esaltata da una regia ipercinetica che comunque non disdegna, ove necessario, l’analisi psicologica (soprattutto visiva) delle rabbiose motivazioni del protagonista, tese a soppiantare nel comando il suo “doppio”, prima ammirato e poi considerato un traditore; il tema dell’immedesimazione è infatti la molla scatenante delle azioni delittuose del gangster, offeso dall’amore per un donna del suo alter ego e dalla sua voglia di “imborghesimento” (emblematica la sequenza della sovrapposizione dell’immagine nello specchio dei due uomini) e quindi pronto a consumare la sua rabbiosa vendetta anarchica che, alla fine, lo consumerà. La sceneggiatura, seppur a tratti derivativa (vgs. la presentazione dei membri della gang ed altri luoghi comuni del “gangster movie”) non annoia mai, neppure nella scelta della voce narrante i travagli ed i folli pensieri del protagonista; la fotografia, volutamente iperrealistica, esalta le azioni frenetiche e sanguinose mostrate (grazie anche ad un sapiente uso dello schermo diviso), creando un contrasto cromatico suggestivo. Menzione obbligatoria per l’ottima prova offerta da Paul Bettany nel tratteggiare un personaggio estremo (quasi kubrickiano, vista la presenza di Malcom McDowell) e complicato, a volte forse sopra le righe, ma capace di rivaleggiare, per inquietudine trasmessa, con quello di Joe Pesci in “Goodfellas” (Tommy Devito).
Sanguinosa.
Buona.
Un pò stereotipato ma valido.
Ottima prova.
Discreto.
Martire.
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