Regia di Edward Berger vedi scheda film
Credo di aver commesso un enorme errore! Ho guardato questo film immediatamente dopo la visione del grande capolavoro diretto da Lewis Milestone nel 1930, All’ovest niente di nuovo, e l’impressione che ho avuto al termine è di aver assistito ad una rivisitazione che, seppur ben fatta, è molto lontana dai fasti del capolavoro che l’ha preceduta. Sì, certo, i confronti non si fanno mai ma, nel mio caso, mi perdonerete, è stato inevitabile.
La convinzione che mi animava nella pre-visione era che il colore avrebbe (forse) potuto dare un maggiore coinvolgimento, una maggiore forza al dramma che si va svolgendo, grazie proprio alla possibilità di mostrarci, nel dettaglio, non solo i campi di battaglia ma anche le conseguenti ferite e le relative cure. Insomma era convinta che vedendo senza il velo del bianco e nero, che anestetizza l’occhio indagatore, lo spettatore fosse capace di immedesimarsi con un sentore più intimo e invece sono stata prontamente smentita. Per quanto i colori arricchiscono la fotografia che scorci che altrimenti non sarebbero possibili, non sono l’unico elemento necessario per trasmettere adeguatamente l’intensità e la crudeltà del dramma stesso.
Per quanto le nuove tecniche, con l’utilizzo degli effetti speciali, siano in grado di riprodurre la durezza della guerra e delle battaglie che hanno animato il conflitto in modo sicuramente più fedele di quanto potesse accadere quasi un secolo fa, la messa in scena diretta da Edward Berger risulta sì più pomposa ma per assurdo meno “drammatica” di quella di Milestone.
L’impressione è che Berger si sia concentrato troppo sulla tecnica e poco sull’empatia e sui sentimenti. L’idea di escludere totalmente il dolore familiare (in questa trasposizione non vediamo il ritorno a casa del protagonista in licenza) e lo sguardo alla popolazione a favore dell’aspetto politico finisce per essere senza dubbio una pecca.
Accanto al racconto primario, che conduce nelle trincee e nelle vite dei soldati al fronte, ne viene sviluppato uno parallelo, con continui rimandi che nel finale si fanno più intensi, che mostra le scelte politiche e militari che hanno risolto il primo conflitto mondiale. Questo approfondimento, che nel libro viene sono accennato e che nel primo film viene totalmente ignorato, finisce per appesantire lo svolgimento della trama, distraendo lo spettatore e riducendo drasticamente la già debole empatia nei riguardi dei protagonisti.
Una pellicola sostanzialmente ben fatta ma che paga amaramente le modifiche (purtroppo non originali) che decide di adottare, finale compreso. Una trama poco ben sfruttata in un film che coinvolge a singhiozzi.
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