Regia di Edward Berger vedi scheda film
In questa nuova trasposizione cinematografica del libro ''niente di nuovo sul fronte occidentale'' di Erich Maria Remarque aleggia il fantasma della ''pugnalata alle spalle'', una sorta di teoria complottista e cospirazionista fatta propria dalla retorica nazista secondo la quale la Germania guglielmina stava vincendo la guerra, tuttavia il governo socialdemocratico scavalcando l'esercito ha firmato una resa umiliante calando le braghe ai francesi, i nazisti ovviamente in questo delirio complottista diedero la colpa ai comunisti e agli ebrei. In effetti in questo film mentre i militari sono tutti uomini fieri, dignitosi, affascinanti ed eleganti nelle loro divise, il diplomatico tedesco Matthias Erzebergher che firmò la capitolazione tedesca in un vagone nella foresta di Compiegne viene mostrato come uno squallido, trasandato, mesto, goffo, impacciato e viscido scribacchino, una sorta d'impiegato pubblico svogliato, maleducato ed antipatico, uno squallido burocrate, un politicante da quattro soldi, vagamente ipocrita, uno che mentre i soldati combattono una guerra durissima in condizioni spaventose si lagna sinistramente perchè si è pisciato su di una scarpa nel gabinetto di un treno a causa dei sobbalzi del convoglio, Erzbergher intento a consumare robuste colazioni con aria indolente mentre i soldati al fronte fanno la fame tra fango, urina, escrementi, cadaveri in decomposizione, ratti, freddo e gelo, mi ha colpito parecchio la scena dell'armistizio nel vagone ferroviario a Compiegne dove i collaboratori del generale francese Ferdinand Foch pur non dicendo nulla sono elegantissimi nelle loro uniformi, seguono la discussione con aria attenta e sveglia, mentre Erzbegher mantiene la sua aria goffa, impacciata ed appare trasandato con i suoi abiti già antiquati per l'epoca, sembra un nerd circondato da bulli, un mediocre impiegato in stile Ugo Fantozzi, Erzbergher interpretato da Daniel Bruhl con la sua faccia da eterno ragazzino nonostante i suoi quarant'anni passati da un pezzo, un Daniel Bruhl che rende ulteriormente antipatico il proprio personaggio. Nella mente del regista i soldati sono degli atleti estremi che rischiando la vita sembrano degli affascinanti eroi, mentre i politici sono degli scribacchini che con il sedere nella sedia non rischiano nulla; ad onore del vero il film mostra dei generali tracotanti che mandano a morire ragazzini di 18 anni i quali sono stati indottrinati dai professori del liceo, ne è un esempio il protagonista che nella sua aria vagamente effeminata rappresenta il soldatino di 18 anni che pur rendendosi conto di essere stato truffato dal proprio paese combatte coraggiosamente. La scena iniziale con le uniformi dei caduti riciclate per le reclute leva il fiato, la scena di battaglia contro i carri armati francesi è spettacolare, anche se alla fine lo spirito anti militarista del libro viene un pò meno, l'assalto finale, quel moto d'orgoglio da parte di un manipolo di soldati sconfitti ed umiliati che odiano il nemico e non vogliono fraternizzare con lui non è proprio antimilitarista. Gli stessi civili francesi vengono descritti come delle persone malvagie. Forse mi sbaglio ma questo film vuole quasi dire:'' noi tedeschi chiediamo scusa per il nazismo, la seconda guerra mondiale e l'olocausto, ma per quanto riguarda la prima guerra mondiale non eravamo più cattivi e più colpevoli degli altri.''
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