Regia di Edward Berger vedi scheda film
9 candidature ai premi Oscar, tra cui quelle per miglior film, miglior sceneggiatura non originale e miglior film internazionale. Le premesse, quando si guarda per la prima volta Im Westen nichts Neues, sono di tutto rispetto e proiettano il lungometraggio tra le più alte aspettative possibili; nella stessa lega de Gli spiriti dell'isola, Tár, The Whale e The Fabelmans, per intendersi.
Il prodotto, la cui prima è stata al Toronto International Film Festival nel settembre 2022, è stato distribuito parzialmente in alcune sale scelte prima di venire diffuso globalmente attraverso Netflix; un vero peccato, tenuto conto del tipo di pellicola offerta.
Il film ruota attorno alle vicende di alcuni soldati facenti parte dell'esercito del Secondo Reich tedesco, tutti freschi di investitura nel ruolo e pronti a fornire il proprio contributo nell'immane sforzo bellico del primo conflitto mondiale. Vengono mostrati i frutti dell'attenta propaganda di Stato, funzionale per immunizzare i giovani alla paura ed alle possibili conseguenze di una diretta discesa in campo, rendendo il sacrificio un elemento propedeutico all'onore, alla crescita e alla maturazione personale dell'individuo.
Ma i primi scontri in trincea muteranno profondamente la percezione del mondo circostante, assumendo immediata consapevolezza di come quelle belle promesse di gloria fossero edificate su di un inferno fatto di fango e morte. Tutto inutile, come recitano le didascalie conclusive: spesso le avanzate si ridussero a poche centinaia di metri, rendendo le morti in battaglia un sacrificio insensato.
In tale scenario, il film non si preoccupa troppo di approfondire la conoscenza dei personaggi, conferendogli pochi elementi e rendendo pressoché impossibile un loro approfondimento; l'idea è quella di offrire anzitutto un quadro generale e di veicolare messaggi come la futilità della guerra. Il lungometraggio non è realizzato male nel complesso, ed anzi offre ottimi elementi sul piano della fotografia, con un ottimo uso dell'ampiezza (grazie anche al formato 2,39:1) e con interessanti pattern visivi a partire da sapienti ritagli della diegesi offerta; risiede indubbiamente una grande conoscenza del mezzo dietro a tali inquadrature ed è bene sottolinearlo. Anche il montaggio, il trucco ed altri aspetti tecnici del film vedono un'attenta e meticolosa produzione, rendendo la pellicola di assoluta godibilità visiva.
Un vero peccato non aver potuto vedere questo film in sala, avrebbe sicuramente offerto un impatto diverso; più in generale, l'idea di veicolare un messaggio - per quanto giusto e assolutamente condivisibile - anziché una storia vera e propria, non innalza l'asticella del film quel tanto che basta per renderlo meritevole di tutte le candidature ottenute. La mancanza di dettagli nelle storie dei singoli personaggi ed alcune sequenze abbastanza surreali nella seconda metà (come quando alcuni individui si alienano dal conflitto, muovendosi in territori che paiono tutto fuorché in guerra; o l'immediata quiete successiva al termine delle ostilità tra forze che si stavano scontrando fino a pochi istanti prima) rendono l'impianto narrativo non del tutto efficiente.
Non c'è catarsi, non c'è un percorso evolutivo vero nei personaggi; sicuramente i soldati mutano la percezione del mondo circostante, ma lo fanno in maniera secca, senza permettere allo spettatore di assorbire il percorso che sta nel mezzo. Una scelta che forse si sposa con la necessità di condensare le istanze e di non far concentrare lo spettatore sul dettaglio più che sul quadro generale.
In definitiva, però, non parliamo di un lungometraggio mal riuscito. Sul piano tecnico, come scritto precedentemente, si possono riscontrare tutta una serie di pregevoli fattori messi in gioco, che avrebbero sicuramente offerto una resa migliore con il buio ed il sonoro avvolgente della sala; in ogni caso, resta godibile anche in una visione domestica.
L'occasione è stata parzialmente persa sul piano della narrazione, con dei messaggi chiave ben evidenti a sostenere l'impalcatura ma senza offrire ulteriori spunti di lettura. In due ore e mezza si poteva fare di più, attingendo sì dal testo di Remarque ma aggiungendo qualche ulteriore stratificazione, senza soffermarsi su sequenze irrealistiche e donando più spazio al racconto degli uomini arruolati.
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