Regia di Edward Berger vedi scheda film
Liberamente ispirato al libro omonimo di Erich Maria Remarque, questo film è un'autentica sorpresa. Non conoscevo nulla di Edward Berger, regista tedesco non di chiara fama, che tiene il timone a dritta perfettamente, in queste due ore e mezza fangose e devastanti. Il racconto è noto, e narra le vicende di un fante tedesco arruolato nella prima guerra mondiale e finito a combattere gli ultimi giorni della stessa, novembre 1918, in trincea, contro i francesi: pochi metri guadagnati, in quattro lunghi anni, a scapito di tre milioni di caduti, fra alleati e tedeschi. Il film ha dalla sua una quasi totale assenza di retorica, diventando un lavoro universale, dove l'orrore della guerra, qui mostrata in tutta la sua crudeltà, vince su tutto, specialmente su chi comanda, dai capi di stato ai generali, chiusi nelle loro stanze a bere vino buono e a giocare, loro sì, con la retorica da battaglia e un armistizio che tarda ad arrivare. Un film che dà il meglio di sé, purtroppo o per fortuna, nelle scene di battaglia, mai così sporche e crude almeno dai tempi del famoso sbarco in Normandia, incipit del "Soldato Ryan" di Spielberg. Si sente la terra tremare insieme ai corpi dei ragazzi mandati al macello e si prova pena per loro e per l'umanità intera, costretta a questa follìa periodica (o, ahimé, giornaliera). E' chiaro che in due ore e mezza, ci sono anche delle piccole storie personali, al cameratismo, alle amicizie che nascono e muoiono (in senso letterale) ma il regista non si lascia mai andare a un sentimentalismo che sarebbe inappropriato. Tutto è nei limiti di guardia, tranne la guerra, come è giusto che sia. Candidato ai prossimi Oscar e con pieno merito. Disponibile su Netflix.
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