Regia di Romain Gavras vedi scheda film
Eh eh, mi avevate chiesto di tornare me stesso e in formissima. Pensaste, peraltro, che fosse impossibile. Ah ah, poveri miscredenti. Non praticate, mai più, lotte fratricide e, a differenza di quanto asserito dal rimbambito Mereghetti, this is a great movie, really, credetemi!
Ebbene oggi recensiamo il notevole e perturbante, stupefacente Athena, presentato, con ottimi riscontri critici, alla 79.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e disponibile, in streaming su Netflix, a partire dallo scorso 23 settembre.
Athena è diretto dal valente e coraggioso, avanguardistico Romain Gavras. Regista famoso per i suoi provocatori ed eversivi, eccentrici video musicali, qui alla sua terza opus cinematografica.
Athena dura novantasette minuti che scorrono tutti d’un fiato poiché Athena è un film graniticamente ineccepibile, straordinariamente ed emotivamente coinvolgente, adrenalinico e pregno di pathos parossisticamente gigantesco e memorabile. Girato in modo magistrale e sperimentale nella sua accezione migliore e più potente.
Prodotto dallo stesso Gavras, da lui stesso sceneggiato assieme a Ladj Ly & Elias Belkeddar, eccone sinteticamente la trama che vi estrapoleremo, letteralmente, da IMDb:
Ore dopo la tragica morte del loro fratello minore in circostanze inspiegabili, tre fratelli hanno la vita gettata nel caos.
Fenomenale, dal ritmo incalzante e, concedeteci di dirlo, incazzoso, vigoroso e mozzafiato, Athena non lascia un attimo di tregua sin dal suo folgorante, inquietante incipit al cardiopalma, ovvero un lungo e convulso piano sequenza da mettere i brividi, bellamente stritolandoci in una cupa e violenta atmosfera di sangue e sudore, di rabbie mastodontiche e di vertiginoso romanticismo senza fronzoli.
È, come sopra appena accennatovi, una violenta e appassionante, brutale e feroce storia di vendetta mortale, una sapida e portentosa miscela sanguinaria, pugnace, grintosa e perfino verace di action sui generis e poliziesco drammatico, a sua volta shakerata all’intima, toccante e rutilante vicenda personale di un ragazzo da poco richiamato dal fronte, di nome Abdel (interpretato da un bravissimo Dali Benssalah), alla disperata e strenua, combattiva ricerca dei colpevoli della straziante morte ingiusta di suo fratello. Nel rossiniano salire in crescendo spasmodico della suspense, Abdel, dovrà vedersela con lo scapestrato fratello maggiore Moktar (Ouassini Embarek), quest’ultimo precipitato in un’infernale spirale pericolosa e coinvolto, forse suo malgrado, in loschi affari sporchi, e si troverà costretto, giocoforza, a gestire un’esplosiva situazione che, con l’impietoso trascorrere ferino del tempo e l’escalation indomabile d’avvenimenti via via più gravi, diverrà sempre più difficile esponenzialmente. Esponendolo, perdonate il voluto gioco di parole, a circostanze progressivamente allarmanti. Figure chiavi e centrali saranno però un altro fratello, il più giovane di nome Karim (Sami Slimane), e il poliziotto Jérôme (Anthony Bajon).
Incredibile montaggio impeccabile di Benjamin Weill e splendida fotografia naturalistica firmata da Matias Boucard per un quasi capolavoro, sì, lo è, che potremmo, giocando di parallelismi cinefili, “gemellare” all’indimenticabile L’odio di Mathieu Kassovitz con Vincent Cassel.
Fra guerriglie urbane filmate quasi come fossimo dinanzi a un documentario iperrealistico e al contempo surreale, detonazioni tonitruanti, morti ammazzati, interminabili scontri fra bande e lotte senza esclusione di colpi contro la polizia, si staglia imponente il ritratto allucinante d’una tetra banlieue fatale che si stampa e imprime immediatamente, con forza impressionante, nei nostri occhi, mordendoci l’anima e raschiandoci il cuore furentemente.
Forse, Athena perde solamente qualche colpo negli ultimi venti minuti ove la retorica fa capolino, non sempre in modo gradito, più d’una volta, perdendosi in ralenti e silenzi leggermente tirati per le lunghe. Esagerando col senso enfatico della tragedia.
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