Regia di Marleen Gorris vedi scheda film
Portare al cinema Vladimir Nabokov rimane un’impresa non semplice: ai tempi di “Lolita” ci riuscì Stanley Kubrick, mentre un velo pietoso ricopre il remake di Adrian Lyne. “La difesa di Luzhin”, rispetto al celebre romanzo sulla ninfetta, non poneva problemi di natura erotica, ma lo sforzo di Marleen Gorris (già regista di “L’albero di Antonia”) meritava esito migliore. Gli esperti di scacchi diranno la loro sulla verosimiglianza del film, ma possiamo anticiparvi che nessun italiano è mai stato in grado di sfidare i campioni russi, nemmeno ai tempi del fascismo. “La partita” prevede invece che il campione russo Luzhin arrivi in Italia negli anni ’20 e si impegni da un lato in un periglioso match con un giocatore locale, dall’altro nella storia d’amore con la dolce Natalia, conquistata dalla sua fanciullesca innocenza. Follia d’amore e follia scacchistica dovrebbero andare di pari passo, ma il film si esaurisce in una messinscena oleografica ed esangue. “La partita” vorrebbe essere un Visconti, finisce per sembrare un Ivory di maniera. John Turturro fa il matto ed è meno bravo del solito. Emily Watson conferma i sospetti che circolano da tempo: forse con “Le onde del destino” ci ha ingannati tutti, facendoci credere di essere un’attrice.
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