Regia di Mario Mattòli vedi scheda film
Le nascenti divette Marisa Allasio e Virna Lisi, realmente diciottenni, sono le attrattive di punta di questo remake non proprio esaltante di un insipido lavoretto dello stesso Mattoli girato in epoca fascista, ovvero Ore 9 lezione di chimica (1940). Se nel periodo dell'immediato dopoguerra il regista licenziava anche 4 o 5 lavori all'anno, nel 1955 la sua media produttiva si era ormai portata al paio di titoli (l'altro di quell'anno è L'ultimo amante, passato piuttosto inosservato), ma ciò non significa a tutti gli effetti una grande cura nella confezione. Prodottino alimentare, leggerissimo, senza infamia e senza lode e con incluso finale a tarallucci e vino, Le diciottenni sfodera inoltre la verve comica di Virgilio Riento, gli occhi dolci del co-protagonista Antonio De Teffè (agli esordi e non ancora passato sotto lo pseudonimo di Anthony Steffen) e le partecipazioni in ruoli laterali di buoni nomi come quelli di Ave Ninchi, Ivo Garrani, Luigi Pavese, Enzo Garinei. Potrebbe sembrare tutto, tranne che una produzione Ponti-De Laurentiis, eppure lo è: forse si trattava di un riempitivo capace di fare un po' di cassa senza grossi sforzi economici; curiosità sui nomi accreditati in sceneggiatura: se Ore 9 lezione di chimica era firmato Mattoli/De Benedetti/Marchesi, Le diciottenni reca invece i cognomi Mattoli/De Benedetti/De Concini/Musso: ma non era un remake? 4/10.
Un giovane e aitante professorino di chimica fa perdere la testa a tutte le allieve; fra le ragazze la gelosia esplode al punto che una viene accusata di averlo abbracciato, una sera, nel giardino del collegio. La notizia è falsa, ma lo scandalo si propaga rapidamente nell'istituto.
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