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Don't Worry Darling

Regia di Olivia Wilde vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Don't Worry Darling

di axe
6 stelle

Anni '50, Stati Uniti. In un villaggio sperduto in un'area desertica, vive la comunità di Victory composta da giovani famiglie, gli uomini delle quali lavorano in un misterioso centro di ricerca nei pressi, gestito dal carismatico leader Frank; le donne rimangono in casa, in attesa del ritorno dei mariti, alla sera. C'è benessere materiale nella comunità; grandi case, giardini con piscina, buon cibo, bei mobili, frequenti feste ed eventi, un programma di attività fisica per le signore. Ma qualcosa non quadra in questa sorta di giardino dell'Eden. Alice Chambers, moglie di Jack, è tormentata da allucinazioni; alcuni eventi inquietanti stimolano la sua curiosità. Trovare una risposta alle sue domande sembra impossibile; il suo dubitare suscita un forte allarme nella comunità e nelle sue guide. Dramma d'ambientazione fantascientifica diretto da Olivia Wilde, alla sua seconda prova come regista, "Don't Worry Darling" è un'opera "al femminile". La protagonista, Olivia, e le altre donne presenti sono in quasi ogni caso vittime di una profonda ingiustizia. Come apprendiamo nella seconda metà del racconto, esse vivono nei nostri tempi e sono state proditoriamente collegate, ad opera dei loro uomini, ad un misterioso macchinario che le mantiene sedate, facendo loro dimenticare la vita precedente ed immaginare di trovarsi in ben diverse epoca e contesto. Una inusuale ma ricca località, durante gli ottimistici anni '50, lontane dalla nostra difficile contemporaneità e dalle difficoltà quotidiane, economiche, ma, soprattutto, di coppia. Le donne, inconsapevoli prigioniere in questo paradiso virtuale, vivono in attesa del rientro dei mariti, convinte che essi lavorino ad un importante, quanto segreto, progetto di ricerca, gestito dal leader della comunità. Quando gli uomini si allontanano, in realtà, si svegliano; presumibilmente sono costretti a lavorare duramente per finanziare l'organizzazione che ha messo in piedi il sistema; a fine giornata, nel nostro tempo, si coricano di fianco alle donne, distese senza soluzione di continuità, e tornano, con il sogno, nel "mondo ideale". Essi hanno pertanto il vantaggio concreto di evitare scontri con le mogli, problemi di coppia, discussioni. Ma, soprattutto, sono liberi, a differenza delle donne, ormai impossibilitate a scegliere. Quelle, tra loro, che dubitano, sono destinate a fare una brutta fine, nel virtuale paese di Victory. Chi muore lì, subisce analoga sorte nella realtà. Alice, pur tra molte difficoltà ed incertezze - anche sulla sua sanità mentale, dal momento che i suoi antagonisti, controllati da Frank e la consorte Shelley, la quale sembra saperne più del marito, tentano di farla passare per folle - ritrova la memoria, e tenta la fuga verso la triste, faticosa, buia (non a caso, mostrata in colori scuri), realtà, ove ha tuttavia facoltà di libero arbitrio. Alice è interpretata da Florence Pugh. Il suo personaggio non pare mai troppo convinto di ciò che vede intorno a sè; del resto, la regista sceglie di ricostruire la Victory degli anni '50 con caratteristiche di palese irrealtà, colori troppo accesi, perfezione in ogni dettaglio, pulizia estrema. Lentamente matura la convinzione che qualcosa di strano stia accadendo lì; tale idea è rafforzata dalle inconsulte reazioni del marito e di altre donne, ai quali comunica i propri dubbi. Passa, dunque, al contrattacco, scatenando la dura reazione di chi ha interessi contrari ai suoi. Appare, in un ruolo di secondo piano - Bunny, una donna consapevole dell'essere, di fatto, prigioniera, felice di ciò, poichè nel "paradiso artificiale" può essere madre, cosa che nella realtà le è impossibile - la regista Olivia Wilde, la quale alimenta la tensione con sequenze oniriche, inserimento di piccoli gruppi di fotogrammi che ricordano la realtà di Alice, il mistero del centro ricerche nel deserto, ed i presagi di tragedia imminente. La regista evoca una contrapposizione di genere; gli uomini che compaiono nel film sono falsi, vigliacchi, crudeli; le donne, fragili o meno, sono, tutte tranne una, loro vittime. Una scelta senza dubbio foriera di polemiche; è, a mio parere, meno discutibile la volontà di elevare una critica alle tecnologie dei mondi virtuali, le quali potrebbero dare alle persone che si rifugiano in esse un'effimera soddisfazione in grado di sminuire forza e volontà di migliorare la propria realtà. Il racconto ha un finale aperto; Olivia Wilde non si perde in spiegazioni (pseudo)scientifice, andando dritta al punto. Espone con chiarezza le sue tesi inserendole in una narrazione carica di tensione, arricchita da diversi colpi di scena; buone le scenografie e la fotografia. L'ispirazione ad opere del passato è evidente; ma, nella vasta gamma di film dedicati alle "realtà posticce", virtuali e non, c'è spazio anche per questo !

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