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The Fabelmans

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su The Fabelmans

di Fabelman
10 stelle

Film testamento dell’immenso Steven Spielberg che ci regala la sua opera più intima la quale ci consente di rileggere con maggiore profondità (e più profondamente amare) tutte le altre.

Chiave è la parola chiave. Gioco di parole obbligato per analizzare “The Fabelmans”, il Film di Steven Spielberg. 

È un film chiave nella filmografia di Spielberg, perché è di fatto il proprio romanzo di formazione trasposto sul set, se non un’autobiografia vera e propria.

È la chiave per entrare nella vita, nel cuore, nel vissuto, nella famiglia di questo immenso regista.

E poi “The Fabelmans” è la chiave di lettura con cui andare a (ri)analizzare tutte le pellicole che portano la firma di questo maestro; che si parli di UFO, dinosauri, olocausto, gente che scappa e che si fatica a prendere, il richiamo a difficili vicissitudini familiari figlie di un rapporto conflittuale marito/moglie, figli/genitori è sempre lí, a testimoniare come le proprie esperienze vissute abbiano lasciato una traccia nella mente e nel cuore di un adulto ormai cresciuto, salito sul tetto del mondo ma con lo sguardo e i sentimenti sempre rivolti alle sue radici.

Inoltre, a parere del sottoscritto, questo ultimo lavoro non è semplicemente un film di Spielberg, ma il Film con tanto di articolo determinativo ed F maiuscola; un film testamento, una lettera d’amore alla settimana arte che tanto ha dato ma che tanto ha ricevuto da quest’uomo sognatore che dobbiamo ringraziare per non aver mai smesso di sognare. Qualsiasi pellicola di Spielberg entra nelle case della gente con grande rispetto e nessuna volgarità gratuita, senza turbare o sconvolgere per il gusto di farlo; lo spettatore ne esce sognando, sperando, commosso, istruito spesso. 

Non tutti i film di Spielberg sono capolavori, ma “The Fabelmans” lo è.

Sette nomination agli Oscar e nessuno assegnato solo perché l’Academy ha colto l’occasione di mostrarsi aperta al nuovo e al futuro assegnando l’all-in sulle statuette a “Everything Everywhere All at Once”, con Spielberg in piedi ad applaudire i vincitori.

“The Fabelmans” ci porta dove tutto è iniziato; il bambino Sammy Fabelman/Steven Spielberg che resta meravigliato dinanzi alla visione del primo film della sua vita: “Il più grande spettacolo del mondo” di Cecil B. DeMille e quella magia di un treno che deraglia.

Cinepresa alla mano il piccolo Sammy/Steven diventa man mano adolescente e uomo, senza poter contare sulla stabilità di chi avrebbe dovuto garantirgliela, la mamma e il papà.

La mamma (interpretata da una bravissima Michelle Williams, che grazie al trucco e al taglio dei capelli è davvero molto somigliante alla vera signora Spielberg) fragile emotivamente si lega sentimentalmente all’amico intimo di famiglia, sempre (troppo) presente nei momenti di riunione familiare.

Il papà (interpretato dal misurato Paul Dano) è incapace di gestire le fragilità della sua consorte ma al tempo stesso molto maturo e sensibile nel capirla e accondiscendere passivamente alla sua scelta di lasciare (abbandonare?) la famiglia per legarsi stabilmente al caro amico Bennie. (Nella realtà i signori Spielberg ritornano insieme ad età ormai avanzata).

Sammy Fabelman insegue il suo sogno di diventare regista, riceve la prima chiamata da uno studios e capisce che quel sogno può tramutarsi in realtà. Gli basta un colloquio di 2 minuti, in cui è teneramente meravigliato e spaesato allo stesso tempo, con un mito di quel mestiere (superbo cameo di David Lynch nei panni di . . . meglio non rovinare la sorpresa a chi non l’abbia ancora visto) per apprendere cosa differenzia un'inquadratura banale da una interessante. (Simpaticissimo movimento finale della macchina da presa a testimoniare come tale lezione lo ha guidato in tutte le sue opere).

Impossibile non citare, rimarcare, esaltare le musiche composte dall’amico e collaboratore di una vita, John Williams. Una colonna sonora che accompagna lo spettatore nel percepire lo stato d’animo del protagonista; un pezzo in particolare riesce a rendere intensa l’angoscia provata nel reprimere/soffocare una verità che lo turba profondamente.

C’è inoltre un passaggio musicale con leggeri tocchi di piano che rimandano alla natura sognatrice che ha segnato la vita e la carriera tutta di Spielberg.

Per concludere considero “The Fabelmans” 151 minuti di puro capolavoro; va da sé che se qualcuno dovesse chiedermi “qual è il tuo film preferito?” mi basterebbe indicare il nickname con cui sottoscrivo questa recensione.

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