Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
I Fabelmans come nemesi di Spielberg, che giunto a una certa età evidentemente si sentiva in dovere di ripercorrere, a suo modo, la genesi di un grande regista, inserita in un contesto storico e etnico preciso: l'America degli anni cinquanta e l'appartenenza all'elite ebraica, ancora piuttosto osteggiata in quegli anni. Spielberg regala un film fluido e fluviale, girato con mano sicura, senza però colpi di genio né situazioni indimenticabili. Non sono, lo devo ammettere, un grande fan del regista di Cincinnati, nonostante abbia visto molti dei suoi film, e questo non è sicuramente fra i suoi più riusciti. Bravi attori, e ci mancherebbe, ma dentro un'America vista cento volte, un po' "American Graffiti", con il film che fila via fra un tono da commedia agrodolce, pulita pulita, e uno da melodramma leggero, il tutto imbevuto da musiche furbe e ammiccanti, che rendono questo bon bon filmico, un po' indigesto. Certamente non è secondaria la riflessione sul Cinema, sulla nascita, nel protagonista, della passione per il girato, per il montaggio, per le immagini su pellicola, che finiranno, anche attraverso i primi filmini amatoriali, a incidere profondamente sulla vita dei Fabelmans e, probabilmente, anche su quella dello stesso Spielberg. Se questo vi basta, allora andrà tutto bene, ma se cercate un film capace di tenervi inchiodati allo schermo, non è questo il caso. Roba buona, intendiamoci, ma mi pare ampiamente sopravvalutata, forse solo perché griffata Spielberg?
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta