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The Fabelmans

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su The Fabelmans

di Furetto60
9 stelle

Autobiografico e sincero, meraviglioso ed emozionante. Memorabile film di Spielberg.

Siamo in New Jersey, a gennaio del 1952: il giovane Sammy Fabelman, alter ego del regista Spielberg, assiste insieme alla madre Mitzi e al padre Burt alla proiezione de” Il più grande spettacolo del mondo di Cecil B. De Mille, importante cineasta del periodo. Il bambino è incuriosito, ma anche spaventato per la sua prima volta di fronte al grande schermo, non è troppo convinto, ha paura «uomini giganti?!». «Sono solo ingranditi dallo schermo!», lo rassicura il padre. Tuttavia dopo le prime ritrosie, resta profondamente affascinato; gli occhi del piccolo protagonista si spalancano di spavento e di meraviglia per l'incredibile scena di un treno che travolge in piena corsa una vettura sui binari; ha solo 6 anni ma già prova grande incanto, sbarra gli occhi e viene travolto dallo stupore, si stacca dalla poltrona per avvicinarsi fisicamente allo schermo, la sua paura diventa fascinazione, il buio della sala in cui solo lo schermo è fonte di luce, è un’ esperienza stupefacente, in grado di ipnotizzare; tuttavia dopo la visione del film nei giorni successivi, è tormentato da incubi in cui rivede e rivive, l’incidente visto al cinema. Il padre, per calmarlo, gli regala un trenino elettrico e la madre una macchina da presa. Con il nuovo strumento, Sammy può riprendere il trenino in corsa e ricreare un incidente finto che può “controllare” grazie al montaggio; Sammy, già da ragazzo comincia  ad esercitarsi  per dare una forma sempre più precisa alle proprie fantasie visive; vagheggia di diventare un grande regista, coinvolge le sorelle Reggie, Natalie e Lisa nelle sue riprese, poi amici, conoscenti; intuisce il meccanismo di messa in scena e consapevolizza che, come dice la mamma “i film sono sogni indimenticabili, perché riproducibili”. Più volte lo si vede alle prese con una bobina, rimandare indietro o far avanzare la pellicola, perché ciascun frame è un tesoro che può svelare un segreto.  "il cinema frammenta il mondo, opera una selezione, collega i pezzi scelti tra loro e infine li integra in una visione organica” Qualche anno dopo, ormai adolescente, Sammy girerà una pellicola dopo l’altra con i compagni boyscout, affinando sempre di più la sua abilità, si spingerà anche alla sperimentazione di nuovi effetti, tanto da ricevere un premio. La famiglia di Sammy è stravagante, anche se “calorosa”; ebraica in un quartiere cristiano, con padre ingegnere informatico, madre casalinga, pianista mancata, in quanto costretta a occuparsi dei 4 figli. E poi uno “zio” Bennie, il più caro amico del padre, o, scopriremo poi della madre, che vive e viaggia con loro. C’è anche uno zio “vero”, il prozio Boris simpatico circense e giramondo che lo mette in guardia sui rischi dell’arte, passione che “lo dilanierà e lo renderà un estraneo agli occhi dei familiari” Ad appoggiare l’inclinazione artistica di Sammy sarà sempre sua madre Mitzi, mentre Burt più pragmatico pur non ostacolandolo, resterà sempre scettico, ritenendo questa passione, solo un piacevole e momentaneo passatempo. Ma per Sammy è ben altro, è un amore totalizzante; s’impadronisce sempre di più delle tecniche di utilizzo della telecamera; scopre che, saputa adoperare, rende capaci di modificare la percezione stessa della realtà. Dopo la morte della nonna, Burt gli chiede di montare un filmato delle trascorse vacanze, per far svagare la madre depressa per il lutto e ciò porta alla luce ciò che evidentemente si voleva tenere nascosto: la prova della tresca amorosa della madre con “ l’amico di famiglia” lo “zio Bennie” .Sammy non esprime verbalmente il profondo sconcerto, nasconde i fotogrammi “sconvenienti” e per rispondere alla mamma, che non capisce come mai la tratti freddamente  da tempo, mostra solo a lei il film senza tagli; ciò metterà Mitzi di fronte ad una scelta non più rinviabile; quando Burt e consorte comunicano ai figli la decisione di divorziare, mentre tutti si disperano, il ragazzo in disparte, immagina quale possa essere il punto di ripresa migliore per trasporre in cinema quel dramma domestico; peraltro Sammy dal fisico minuto e soprattutto ebreo, viene spesso bullizzato a scuola; quando  rivolge la sua proposta di matrimonio a Monica fidanzata ipercattolica, lei lo lascia, proprio il giorno della festa del diploma, in cui lui proietta il filmetto che ha confezionato; Spielberg si racconta dunque, senza infingimenti, per quello che è stato e che è. Nonostante la narrazione copra vent'anni importanti di Storia americana, questa resta fuori campo, la scena è tutta per un ragazzo destinato ad imprese grandiose, e per una famiglia amorevole ma problematica, L’incontro di Sammy con John Ford  è divertente, il famoso cineasta, già guercio da un occhio, non è un tipo simpatico e gioviale, ma interrogando bruscamente il ragazzo ne intuisce il  grande potenziale; indicando delle locandine gli chiede “dimmi dov’è l’orizzonte” e lui ci prende sempre; un incontro simbolico, una sorta di passaggio di testimoni, tra i maggiori registi del cinema narrativo. Il film di Steven Spielberg, dunque attraverso la rievocazione della sua infanzia e della sua giovinezza, svela al pubblico, la sua parte più intima e più sincera,in un emozionante racconto di formazione, un intenso e commovente viaggio, ma soprattutto un omaggio alla forza e alla magia del cinema, del suo potere di narrare, o anche trasformare la realtà. E senza tema di smentita, possiamo dire che siamo di fronte ad un piccolo capolavoro.

 

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