Regia di Don Siegel vedi scheda film
Un film insolito e azzardato per Don Siegel, che sfugge alle dinamiche del genere e si presenta come una specie di incubo gotico-surreale dal tono piuttosto misogino. È uno dei suoi film più autoriali, e non mi sorprende che sia stato apprezzato più in Francia che non in patria, dove gli incassi furono deludenti. Del western c'è solo l'involucro, o forse nemmeno quello, mentre rimane uno studio sulla repressione femminile e la battaglia fra i sessi condotto con una cattiveria acuminata e un linguaggio onirico e fantastico che arriva a dare un posto preponderante a flashback menzogneri e a monologhi interiori di spiccata ascendenza europea. La compagnia di attori è affiatata con un Eastwood ormai maturo come interprete, qui alla sua terza collaborazione con Siegel, e attrici che stanno al gioco con partecipazione e impegno, soprattutto la grande Geraldine Page nella parte della direttrice del collegio, Elizabeth Hartman nel ruolo di Edwina e le giovani interpreti che fanno le allieve. Anche se a tratti il meccanismo narrativo si fa un po' troppo complicato, con continui ribaltamenti di prospettiva che creano qualche confusione, nel complesso è un film originale che tenta strade insolite per il cinema della sua epoca e non ha paura dell'eccesso. Il titolo originale vuol dire più o meno "L'ingannato" (nel senso di raggirato, abbindolato).
Voto 8/10
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