23° film di Hitchcock se calcoliamo anche Number 13 il film del 1922 andato perduto altrimenti è il 22°
E’ un classico film che parla di una cosa ma in qualche modo te ne vuole dire un’altra.
La pellicola racconta la storia di questo operaio che viaggia da costa a costa degli Stati uniti per potersi scagionare dall’accusa di aver fatto esplodere una fabbrica volontariamente e aver così ucciso una persona (un suo collega e amico).
Ma il film ci racconta qualcosa di più profondo, siamo nel 1942 e la Seconda guerra mondiale oramai è scoppiata e Alfred Hitchcock va ad evidenziare e un po' a caricaturare i regimi totalitaristi europei, affondando il coltello nelle loro motivazioni di dominio e potere solamente personali e non per il popolo.
Come dice il “cattivo della situazione” Charles Tobin interpretato dal magnifico Otto Kruger, “Io voglio il potere”.
È una critica a quel mondo alto borghese e perbenista che riusciva a vedere nella guerra un vantaggio personale, continuando a ballare e a conversare come se quella tragedia non li toccasse.
Inquadrature sempre perfette e in linea con la maestria del regista. Location spettacolari come il Rockfeller Center, la Statua della Libertà: tutti punti strategici degli “amici del potere” come ad evidenziare quanto era vasto questo mondo alto borghese non contrario ai regimi totalitaristi.
Sia per la guerra che per il tema trattato, il film in Italia arriverà solo nel 1946, perché alla fine si tratta di un vero e proprio film di propaganda antiregime.
Mentre veniva girata la pellicola, ci fu l’attacco a Pearl Harbor e quindi l’entrata in guerra degli Usa, sottolineando quindi ancora di più il messaggio hitchcockiano.
Da sottolineare anche la partecipazione al film di Alma Kruger, grande attrice del muto, che con l’avvento del sonoro recitò quasi solo in pellicole di Hitchcock.
Una piccola chicca: molto interessante il richiamo al film “Freaks” di 10 anni prima (usci nel 1932), un omaggio fatto bene e con stile come solo Hitchcock sapeva fare.
Prima della conclusione vi voglio consigliare di recuperare la versione doppiata nel 1946 che vede come doppiatori, tra gli alti Ave Ninchi e Vittorio Sanipoli, esiste infatti una versione doppiata più recentemente ma non ha lo stesso fascino.
Il viaggio verso la libertà e la ricerca di essere compreso e capito di Barry Kane, inizia con una esplosione: l’arrivo della paura e delle malelingue, la sua vita cambia radicalmente in un viaggio che è il viaggio della nostra vita: il tuffo con le manette e l’unica persona che lo capisce e comprende la sua verità è un cieco in barba a tutti quelli che ci vedono, ma pensano solo a sé stessi, fregandosene degli altri: un affresco del 1942 ma valido anche oggi.
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