Regia di Jordan Peele vedi scheda film
Sono monete! Evidentemente Peele non è altrettanto “addentro” alle alte sfere della gente che conta davvero, altrimenti ne sarebbe al corrente, ma ci arriveremo. Anche perché l’unica è buttarla sul ridere, dinnanzi all’ennesimo passo falso d’un regista che si prende un po’ troppo sul serio, credendosi magari il nuovo Carpenter o Spielberg.
Dopo Noi (US) – che già palesava certe derive pseudo-intellettuali da mani nei capelli – il regista insiste e persiste presentandoci un film con persino meno centratura, compattezza, coerenza e pathos dell’altro. E sì, in quanto va da sé che affastellare riferimenti, citazioni, rimandi, spunti(cini) attaccati con lo sputo, suggestioni che rimangono talmente suggerite che quasi non ci si accorge esistano (e sorge di conseguenza il dubbio…), non significa avere qualcosa di soverchiamente intelligente, geniale, pregnante da dire. Significa, molto più banalmente, non saper bene come accidenti tirare sino alla durata di un lungometraggio e ritenere quindi che sia utile ingolfare la narrazione con una moltitudine di elementi al dunque approfonditi e “penetranti” quanto un temino delle elementari.
Non per niente tutta la prima ora e mezza riesce magicamente ad infondere una sensazione come di soave quiete, meglio di una notte intera di riposo. Già la scena iniziale introduce un leitmotiv della narrazione (quello dello scimpanzé) che si collega debolmente alla narrazione principale se non fosse per la “profundissima et dialetticamente magistrale” riflessione circa la malignità della società dello spettacolo e di quell’essere immondo chiamato uomo il cui unico interesse sarebbe il mercificare ignobilmente qualunque cosa (ahi, ahi, ‘an vedi a fa’ i filosofi rivoluzionari dagli scranni de Hollywud). E questo, ça va sans dire, giustifica il reiterato inserimento di una scenetta per il resto appunto scollegata dall’incontro ravvicinato centrale, nonché alla lunga tediante.
E se questo primo segmento quantomeno riesce a catturare un poco l’attenzione, di lì in poi si finisce per capire ben presto che il film non ha propriamente tutta ‘sta gran propulsione narrativa, e l’ossessivo rimarcare la moralistica paraboletta con tanto di annessa e connessa citazione biblica fatica alquanto (eufemismo) a nascondere questo tragicomico problemuccio. Arranca e stanca, stride e fiacca, questo Nope, e – a seguito del già citato Noi e dell’orripilante sequel di Candyman da lui sceneggiato – induce a sospettare che la buona sceneggiatura di Get Out sia stata più che altro il prodotto inatteso di un’involontaria breccia di rischiarante logica e chiarezza nella per il resto confusionaria mente del nostro.
Il quale, più che aver tanto di rilevante da dire, sembra piuttosto convinto che ogni nuovo film debba essere rimpinzato di tutte le più svariate citazioni e ideucce al solo fine di stupire i facilmente impressionabili (e pazienza poi se magari la metà di quelle geniali trovate funziona quanto un prodotto d’alto artigianato allo shop dell’Ikea). Ad esempio: è sicuramente intrigante l’idea circa la vera natura dell’UFO, ma non riesce a risollevare le sorti del film per il semplicissimo motivo che affonda in un minestrone sbrodolato all’inverosimile, caricato all’eccesso, molto poco inquietante e alquanto manchevole sul fronte della suspense.
Si dirà che c’è di peggio al mondo, e specialmente nel campo dell’intrattenimento hollywoodiano: vero. Ma è altrettanto vero che non tutti gli altri prodotti commerciali americani credono di essere più di quel che sono, prendendosi tremendamente sul serio senza avere alcuna ragione per farlo. Peele invece lo fa di continuo, evidentemente pensa di essere un genio, ma Nope, spiace, ma non è per nulla un grande film: piuttosto, un guardabile filmetto, moralistico e poco appassionante, dalla scrittura altalenante, dalla recitazione – checché se ne dica, specie sulla stampa anglosassone – un poco ingessata, ma abbastanza pregevole dal lato tecnico.
A qualcuno forse basterà: ma è inutile illudersi, non si nasconde chissà quale profondità concettuale nei meandri di Nope, ma soltanto pretenziosità intellettualoide. Tanto che, per di più, Peele non si è reso neppure conto che nel frattempo l’arcano circa gli “oggetti volanti non identificati” è stato risolto in modo definitivo da statisti di ben altra caratura: https://youtu.be/RpegkAyR3S0?t=1091. Direi una concezione decisamente più originale di quella del prode regista in questo film...
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