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Orchestra

Regia di Matevz Luzar vedi scheda film

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La recensione su Orchestra

di alan smithee
5 stelle

scena

Orchestra (2021): scena

FESTIVAL DI TRIESTE - CONCORSO LUNGOMETRAGGI

Una piccola orchestra slovena parte in tour verso l'Austria.

Il viaggio è il presupposto per conoscere un po' nel dettaglio alcune personalità del complesso, ma anche dei due autisti incaricati di portare a termine il viaggio, e persino dei personaggi legati ai membri della banda, come ad esempio alcune mogli che, in assenza dei mariti, organizzano una serata di divertimento e di bevute.

Ma di bevute non se ne perdono neppure i singoli musicisti, che, durante il viaggio, non si fanno mancare nulla e che sembra inverosimile possano riuscire ad effettuare ognuno il proprio lavoro di precisione nell'ambito di un progetto d'insieme complesso e dettagliato come deve essere il risultato di un concerto e la sintesi di un gruppo musicale.

Eppure ci riescono, come anche l'autista riesce a non farsi togliere la patente nonostante gli eccessi della sua condotta alcolica non esattamente consona alla mansione.

Il regista Matevz Luzar, pure lui musicista ed addentro alla questione più di quanto non potessimo supporre, ci racconta storie e vicissitudini che rispecchiano una realtà minimalista non troppo differente dalle storie di vita con cui ha avuto modo di interagire durante i suoi viaggi di lavoro con la band in cui suonava. Stupendosi spesso di essere riuscito a sopravvivere a quella condotta eccessiva e non molto salutare che la lontananza da casa lo induceva, al pari di molti tra gli altri colleghi di squadra, a perdersi in sbronze ed eccessi alcolici tra una location e l'altra.

Il film, che raggruppa una serie di episodi un po' gettati nel mucchio, senza una precisa coordinazione narrativa, scollegati o appiccicati uno all'altro in modalità un po' rozze, e comunque composto da storie un po' sparse qua e là senza un apparente, meditato controllo del filo narrativo, ha dalla sua l'utilizzo di una fotografia in bianco e nero che si fa garante già di suo di un pregevole effetto autoriale e dall'elevato potere seduttivo.

Caratteristica, quest'ultima, tutta formale che tuttavia conferisce una stilizzazione di luoghi e personaggi interessante nel contesto di un prodotto curioso, brioso e non privo di verve, ma anche un po' poco efficientemente amalgamato.

La vicenda si dipana infatti con modalità inevitabilmente dispersive, in cui è difficile dare un senso ed un collegamento diverso dal costante, onnipresente desiderio di eccesso alcolico che vige come regola sovrana tra quei viaggiatori erranti, aggrappati al bere come per farsi scudo dalle laceranti incognite che gravano su quelle singole esistenze senza troppe esaltanti prospettive.

La volontà di spostarsi a raccontare sviluppi di personaggi non strettamente inerenti il complesso musicale, ovvero a concentrarsi in narrazioni che coinvolgono personaggi collegati un po' troppo disinvoltamente e posticciamente con i reali protagonisti del film (la carina vicenda delle mogli in libera uscita sgamate dalla polizia in un controllo stradale), genera episodi in sé anche carini ed interessanti, che tuttavia sviano troppo dalla tematica centrale del film, creando confusione ed un senso di generale incompiutezza che non può che divenire un evidente difetto di coordinazione e di precarietà di narrazione. 

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