Regia di Dusan Milic vedi scheda film
TRIESTE FILM FESTIVAL 2022 - CONCORSO LUNGOMETRAGGI
"Egregio Signor Presidente, sono seduta sotto il tavolo, è buio pesto e sono terrorizzata.
Anche accendendo una candela, non ci sarebbe abbastanza luce.
Tutto resterebbe nell'oscurità.
Così potente è questa nostra oscurità."
Durante l'azione persecutoria perpetrata nel marzo del 2004 nei confronti della popolazione serba, nonostante la presenza delle forze internazionali di pace, gli estremisti albanesi hanno cacciato più di 4000 serbi dal Kosovo e dalla Metohija. Più di 800 case sono state rase al suolo e 35 chiese cristiano-ortodosse bruciate.
Una ventina di persone sono morte, diverse centinaia risultano tutt'ora disperse.
Di loro non si sa nulla, ne forse mai si saprà.
In una boscaglia fitta e tetra, un villaggio di poche case sparse vive nel terrore di una minaccia che subito noi spettatori non riusciamo a decifrare.
Di giorno i pochi abitanti rimasti, vengono scortati da milizie di pace.
Un uomo anziano, con la figlia e la nipote, si ostinano a restare in quel luogo tetro e insidioso nella speranza che il marito della donna e suo cognato possano fare ritorno.
La bimba ogni mattina viene scortata a scuola in autoblindo da una sparita pattuglia di militari italiani. Di notte, la famiglia rimane in balia della minaccia invisibile, che si manifesta uccidendo quei pochi capi di bestiame che rimangono loro, e spaventando a morte i tre occupanti della casa, barricatisi all'interno di quella fragile struttura.
Poco per volta comprenderemo i contorni almeno sfocati della minaccia che incombe. Darklight, film del regista serbo Dusan Milic, presentato in anteprima mondiale in Concorso al Trieste Film Festival, ove si è aggiudicato il Premio del pubblico al miglior lungometraggio, vive di una tensione che diventa quasi palpabile agli occhi e nell'intimo dello spettatore.
La foresta cupa e ostile, la minaccia costante ma invisibile, evocano spaventi degni di action di massa alla Predator, prima di comprendere che ci troviamo dinanzi ad un clima di guerra che sta per diventare incandescente.
La forza del film risiede proprio in questa capacità del regista Milic di giocare alla perfezione con la suspence, col ritmo solenne ma serrato, rifuggendo ad ogni ricorso ad effetti speciali che avrebbero, al contrario, certamente rovinato la tensione palpabile e quasi insopportabile che il piccolo ottimo film riesce a rendere quasi materiale, palpabile, opprimente.
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