Regia di Christopher Donaldson vedi scheda film
Opera prima in grado di annunciare l'entrata in scena di un regista promettente, nostalgico e sincero ammiratore del cinema fantastico anni '70 e '80. Un film artificiosamente in bilico tra tonalità grigie (nessuno è mai veramente chi sembra essere), rosse, nere e nerissime.
Ripresi i sensi nel retro di un'ambulanza capovolta, il paramedico Melina (Marika Sila) non riesce a ricordare perché si trova in quella drammatica condizione. Confusa e sconvolta, viene aiutata da Franson (Kris Loranger) che la convince a sciogliere i legami che lo trattengono immobile su una barella. L'intervento provvidenziale dell'agente Revesz (J. Lindsay Robinson) interrompe l'azione di Franson che, appena liberato, aggredisce Melina. Revesz racconta quindi che hanno subìto un incidente durante un normale trasferimento medico di pericolosi detenuti: Franson è uno dei due pazienti prigionieri; l'altro è uno stupratore soprannominato Sideburns (Reamonn Joshee) che ora è libero e nei paraggi, essendo riuscito a scappare.
"Stanotte, ognuno di voi morirà. Perché lo merita."
(Cain/Mackenzie Gray)
Ditched: scena
Melina, alcuni poliziotti, altri paramedici e due criminali sono bloccati a notte fonda in una fossa, dopo un incidente provocato, nella quale il segnale radio o telefonico è del tutto assente. Come e perché costoro siano finiti in questo agguato è tutto da scoprire, assaporandone personalmente la piacevole visione (solo ovviamente se appassionati del genere). L'esordio nel lungometraggio da parte di Christopher Donaldson (anche autore della sceneggiatura) è qualcosa di assolutamente strano e piacevolmente retrò. L'autore non fa infatti mistero d'essere un ammiratore del cinema horror e thriller anni '70 e '80, per il tema trattato e per la tecnica messa in atto, che vede cioè una cinematografia - abbinata a una perfetta colonna sonora (opera di Clayton Worbeck) - tipica di quel periodo. Luci stroboscopiche costanti, provocate dai lampeggianti dei mezzi incidentati; ripresa in unità aristotelica di luogo e tempo; personaggi niente affatto dicotomici (con rivelazione contenuta nei confini del razionale ma sul piano criminale, che ribalta ogni prospettiva tra - semplificando per chiarimento - buoni e cattivi). Politicamente spinto a sinistra, con un sottofondo di deriva e sommaria rettitudine morale che ricorda in parte, involontariamente, anche i nostri polizieschi (dove in quegli anni di piombo, ai limiti della legge, cercava di porre rimedio "l'uomo della strada" facendo giustizia), Ditched parte grandiosamente, con una prima mezz'ora che è però destinata a cambiare velocità e rotta nella fase centrale, perdendo punti quando subentrano le spiegazioni. Intendiamoci, per essere un'opera prima c'è solo da apprezzare lo sforzo di Donaldson e restare in probabile attesa del suo prossimo lavoro che, se maggiormente curato in sceneggiatura, siamo certi lascerà il segno.
Ditched: Marika Sila
Per tornare invece ai riferimenti citati all'inizio della recensione, se non fossero evidenti per i motivi esposti, lo stesso autore ce li ricorda sui titoli di coda, con un ringraziamento speciale e specificamente per l'ispirazione a: John Carpenter, Steven Spielberg, Richard Stanley, David Fincher, Fred Dekker, Eli Roth, James Gunn, Jason Blum, Guillermo Del Toro, Sam Raimi, Joe Dante, John Landis e, dulcis in fundo, William Friedkin. Due parole poi vanno inevitabilmente spese per le ottime interpretazioni del cast artistico, nel quale risaltano la performante Marika Sila (nei panni del paramedico smemorato che vuole solo sopravvivere per tornare a casa e rivedere la piccola figlia) e l'ottimo Mackenzie Gray (un giustizialista modellato sul profilo del reverendo Abin Cooper, pianificatore di un castigo che risponde a un'inflessibile e implacabile legge sovrumana). Il gore e lo splatter sono elementi fondamentali, non esageratamente copiosi ma piuttosto realistici nel risultato e perlopiù di impressionante effetto. Ma quello che resterà conficcato - come un proiettile - nel cervello dello spettatore dopo la visione è l'inatteso vaffanculo conclusivo, che rimette in discussione le logiche slasher e gli esiti (generalmente positivi e di buoni propositi) della final girl, seguito dai più agghiaccianti titoli di coda mai pensati e soprattutto realizzati. Sono quelli, che tormenteranno probabilmente le notti insonni degli spettatori più sensibili.
Ditched: scena
"Come, adunque, esistono le morali, ma non la morale, così esistono le giustizie, ma non la giustizia. E ciò vuol dire che, come la morale, così la giustizia non c'è."
(Giuseppe Rensi)
Trailer
F.P. 26/01/2022 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 85'45") / Date del rilascio: Canada e USA, 18/01/2022; Filippine, 22/02/2022
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