Regia di Guillermo Del Toro, Mark Gustafson vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: PINOCCHIO
Mettiamo subito i puntini sulle I, quando leggiamo Pinocchio di Guillermo del Toro non intendiamo solo evidenziare il nome del regista ma chi sta dietro l’anima e rilettura del romanzo di Carlo Collodi.
Questo Pinocchio non è l’ennesima versione che periodicamente ci tocca sorbire per esaltare l’ego di alcuni registi che poi danno poco valore aggiunta ad una storia che accompagna tutti i bambini nella loro crescita.
Guillermo del Toro fa suo il canovaccio scritto da Collodi per riscriverlo come solo lui sa fare.
Perché il Premio Oscar Guillermo Del Toro prima di essere un grande regista è principalmente un grande scrittore di favole di grande denuncia politica e sociale.
Con Il Labirinto del Fauno ci raccontava cosa voleva dire essere adolescenti ai tempi del Franchismo mentre con La forma dell’Acqua ci narrava l’impossibile storia d’amore tra due mostri asociali dentro la Guerra Fredda.
Del Toro, rispettando l’origine italiana del racconta, colloca Pinocchio in piena Italia Fascista.
Geppetto è un falegname segnato dalla morte dell’amato figlio Carlo (come Collodi) avvenuta durante un bombardamento nella Grande Guerra.
Il Grillo Parlante è uno scrittore che vive nel cuore di un albero di Pino situato sopra la tomba del piccolo bambino e sarà il vero Io narrante di questa incredibile storia.
E poi c’è un Pinocchio che è totalmente raccontato e adattato al contesto storico di riferimento.
Il Pinocchio di Del Toro non è come quello di Collodi che rappresenta la metafora del bravo bambino che deve ubbidire al babbo altrimenti gli succederanno brutte cose.
Il Burattino di Del Toro vuole essere libero e anarchico in difesa della sua identità che vuole scoprire solo vivendo.
Mette subito le cose in chiaro con Geppetto lui non è Carlo, lui non sarà mai Carlo e soprattutto lui non vuole essere Carlo perché lui è Pinocchio.
Semmai questo Pinocchio è il vero simbolo di lotta e ribellione di tutti gli Ismi, in particolar modo di una ondata fascista che si avverte anche nel nostro particolare contesto politico.
Questo Pinocchio si manifesta in Chiesa scandalizzando un paese Bigotto pronto a venerare un simbolo di legno sulla croce ma non ad accettare un bambino di legno con le idee.
Del Toro ridisegna gli altri personaggi della favola adattandolo alla feroce critica dei regimi totalitari.
Lucignolo è il figlio del Podestà che vede in Pinocchio lo strumento perfetto per imporre la razza italica nel mondo. Toccante la scena della guerra simulata che evidenzia quanto non solo le guerre siano sbagliate ma quanto rubino lo spirito e la giovinezza ai nostri ragazzi.
Il Mangiafuoco, il gatto e la volpe sono condensati nella figura del Conte Volpe proprietario di un circo itinerante che vuole mostrare direttamente al duce il suo spettacolo che vede protagonista un burattino parlante, ma molto pensante. La messa in scena dove sbeffeggia e ridicolizza il Duce paragonandolo alla merda è il momento più alto di satira e poesia.
Ma soprattutto non esiste una Fata Turchina, ma una fata dei boschi e dell’aldilà che dona a Pinocchio il dono dell’immortalità.
Sono la morte ed il senso della vita i veri protagonisti del film di Del Toro.
Pinocchio morirà tante volte e in modi diversi per riuscire a capire l’importanza e il senso della mortalità.
Mettere a disposizione la propria vita per migliorare la vita di un padre, il proprio cuore per dare una casa al narratore non solo della propria Storia ma del proprio tempo.
Perché la Memoria è un bene prezioso da consegnare ai nostri figli.
Voto 10
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