Regia di Vittorio Cottafavi vedi scheda film
Tre giovani amici torinesi si recano sulle colline dove incontrano Poli, coetaneo ricco di famiglia con una moglie, un'amante di cui desidera liberarsi e una passione irrefrenabile per la cocaina. Per tutti si apre la via della perdizione.
L'ultima pellicola di Vittorio Cottafavi è questa trasposizione dell'omonimo romanzo di Cesare Pavese, innocua esteticamente e piuttosto pallida nella recitazione. Ormai settantenne, al termine di una carriera ultraquarantennale, il regista emiliano sembra aver perso lo smalto di un tempo e confeziona questo film come fosse un lavoro televisivo, puntando cioè sui dialoghi prima che sull'azione, su una narrazione scialba, su scene e costumi eccessivamente rifiniti, quasi teatrali; soprattutto Cottafavi commette l'errore di effettuare un casting anonimo che non prevede alcun nome di rilievo sul cartellone, neppure in ruoli marginali, e confida in una serie di volti e nomi giovani quanto sconosciuti e di ben poco appeal: se Urbano Barberini è poco più che un esordiente assoluto, non altrettanta fortuna avranno le carriere di Matteo Corvino e Alessandro Fontana, mentre la tedesca (di origine americana) Kristina Van Eyck aveva già un discreto curriculum alle spalle e continuerà a recitare in patria, ma la sua esperienza con il cinema italiano si chiuderà comunque qui. Un film opaco che arriva a 4 anni di distanza dalla precedente regia di Cottafavi, Maria Zef (1981) e che non otterrà i desiderati riscontri. 3/10.
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