Regia di Natalia López Gallardo vedi scheda film
Un film sui mali e il male del Messico: un’opera ellittica, cruda ed elegante, ma di maniera (altrui)
Montatrice, co-regista di Nuestro Tiempo, e moglie di Reygadas, l’esordio di Lopez è un baccanale per l’aggettivo derivativo: temi, luoghi, stato dell’arte sono quelli del cinema del compagno. Coppia borghese scoppiata, casa di campagna: il marito abbandona, la moglie s’appassiona al caso della sorella della donna di servitù, scomparsa. Indaga, ma l’intreccio (che abbraccia anche una donna di legge e il figlio wannabe narcos) le sfugge, e la stringe. Allo spettatore non sono dati i nessi causali perché, didascalia dell’ellissi, quello del Paese è un male endemico, troppo grande da inquadrare, raccontare. La forma è coerente: iperrealismo HD per luci e suoni, che mentre immerge nel reale lo aliena, fa sentire la tecnologia al lavoro, tiene fuori. La retorica è quella della frustrazione del pubblico come attestato d’arte: un esercizio, arty e impegnato, di ricalco e calligrafia.
Giulio Sangiorgio, voto: 5
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