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Passeggeri della notte

Regia di Mikhaël Hers vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Passeggeri della notte

di laulilla
8 stelle

Diretto e sceneggiato da Mikhaël Hers, regista di pochi piccoli film, incantevoli esplorazioni del cuore umano, collocate – con delicata sensibilità – dentro momenti storici che ne costituiscono lo sfondo.

 

Ambientato nella Parigi degli anni ’80 del secolo scorso, al tempo del governo socialista, il film si apre sulla gioia collettiva per la vittoria elettorale di Mitterrand (1981) ed evoca – con le immagini di Parigi attraversata dai cortei – le speranze e le illusioni di quanti, confidando nel cambiamento, immaginavano un futuro  più lbero e più giusto.

Una radio privata, la  prima che all’epoca avesse avuto il permesso di affiancare (solo di notte) il servizio di radiofonia pubblica, intanto, invitava, attraverso l’annunciatrice Vanda (Emmanuelle Béart), gli ascoltatori a farsi sentire esprimendo desideri e speranze.

I passeggeri della notte è la seguitissima trasmissione di questa stazione radio molto alla buona, che dal XV arrondissement parla a chi non dorme, raccogliendone voci e confidenze.

Chi ci lavora, si occupa quasi di tutto: Vanda che ne è la voce, cerca anche collaboratori per filtrare le chiamate telefoniche.

La vediamo intervistare a questo scopo Elizabeth (grandissima Charlotte Gainsbourg), graziosa signora della media borghesia francese, appena operata di cancro al seno, che ha bisogno di lavorare, avendo, all’improvviso scoperto di essere povera: il marito ricco l’aveva abbandonata per un’altra donna, lasciando a lei il compito di badare ai figli e a se stessa, in altre parole, di trovare un’occupazione per campare.

Intorno al personaggio di Elizabeth, il regista muove il film, che, come terrà a precisare, non è un film politico: a lui interessano, qui come nel precedente "Quel giorno d’estate” riferimenti storici precisi in cui collocare plausibilmente le storie che ama raccontare, oltre che spazi che diventino familiari e amichevoli  per chi ci vive e deve ritrovare, dopo un dolore o dopo una improvvisa perdita, il senso della vita:

“La scomparsa nei miei film, che sia metaforica o reale, è sempre una cosa importante. Amo fare dei film che vadano al di là della morte, e non sopporterei di realizzare un’opera triste, che si concentri solo su questa dimensione. Devono essere luminosi malgrado l’elemento iniziale, malgrado la perdita”. dirà in un'intervista a Luigi Coluccio pubblicata da Mymovies


Elizabeth, la nuova assunta della radio notturna, aveva voluto conoscere una giovanissima ascoltatrice, la piccola Talulah (Noée Abita), arrivata a Parigi senza soldi e senza casa; l’aveva assunta e le aveva anche offerto un riparo e soprattutto una famiglia: lì Talulah aveva vissuto una storia d’amore col figlio di lei, ma, infine, si era persa travolta dall’impossibilità di liberarsi dalla prigione della droga pesante e dai ricatti degli spacciatori…

 

Nel film, presentato a Berlino nel 2022, si respira una certa air du temps, evocata dalla musica d’allora e dal cinema rohmeriano, anche attraverso la citazione esplicita di Le notti della luna piena, oltre che dalla voglia generale, fra i giovani, della trasgressione: i piercing, le minigonne ridottissime e la violazione dei tabù e delle regole sociali.

 

Il racconto, sempre molto intimo, sgorga dalla solidarietà che si stabilisce fra i personaggi, dalla necessità profonda di aiutarsi nel dolore, nella malattia, nel pericolo che può cambiare le attese…

La compassione, dunque, è il senso della vita, secondo questo autore minimalista e pudico, che affascina e coinvolge gli spettatori, almeno quelli che apprezzano il racconto disteso e non urlato, in questi tempi in cui la pornografia del dolore e lo stridore dissonante dei rumori sembrano travolgere le verità profonde del cuore.

 

 

 

 

 

Visto in sala.

Disponibile ora su Raiplay

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