Regia di Ursula Meier vedi scheda film
Un mélo familiare virato al grottesco senza perdere di vista il cesello dei personaggi, con un cast al femminile dominato da Valeria Bruni Tedeschi
Dopo l’ennesima esplosione violenta, un’ordinanza restrittiva vieta a Margaret di avvicinarsi alla casa della madre, che ha assalito danneggiandole un timpano e mettendo fine alla sua già frustrata carriera musicale. Un distanziamento che innesca un’ossessiva smania di contatto, lungo una linea che brucia tra rispecchiamenti negati e ricerca d’identità, tra il narcisismo tossico della madre, già da tempo sorda alle richieste di affetto, e il misticismo sacrificale della sorellina, che tenta di ricomporre i frantumi famigliari. Ma Meier si sottrae alla psicologia e preferisce, ancora una volta, calarla nello spazio, tracciare geometrie conflittuali dove le passioni esplodono o sprofondano, rasentando a tratti il grottesco, ma azzeccando più spesso la chiave di una furia trattenuta, stilizzata, ben espressa dalla bagarre al ralenti dell’incipit.
Tommaso Isabella, voto: 7
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