Regia di Michael Koch vedi scheda film
Il secondo film dello svizzero Michael Koch è un cancer movie rurale che guarda a referenti altissimi, propone domande cruciali, ma è appesantito da forme pedantemente autoriali
Svizzera, villaggio tra le Alpi: cameriera e postina sposa taciturno e taurino tuttofare estraneo al paesello. Tempo dopo all’uomo è diagnosticato un tumore al cervello, che finisce per comprometterne la personalità. C’è la società, chiusa, normante, giudicante. Ci sono i sentimenti, non comprensibili. E c’è, lo dicono le pietre su cui si apre e chiude il film, la materia ottusa, banale, insensata. Il protagonista è ridotto dalla malattia all’animale, fuori da ogni tabù. Cos’è un uomo? Quel che rappresenta, che sente, che fa? Cosa lo muove? Psicologia o biologia? E cos’è, cosa può, l’amore, in tutto questo? Koch trova una storia esemplare per aprire conflitti etici e proporre domande spirituali, in una forma - ellittica e giocata sul fuori campo, dunque rigorosa secondo retorica Dreyer/Bresson/Antonioni, con a parte musicali/brechtiani in aggiunta - che resta grave, pedante, gratuita.
Giulio Sangiorgio, voto: 5
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