Regia di Robert Redford vedi scheda film
Will Smith che fa il caddie (quello che nel golf porta le mazze) potrebbe sembrare un omaggio a Tiger Woods, primo campionissimo non bianco nella storia di quello sport. La coincidenza magari aiuterà “La leggenda di Bagger Vance” al botteghino, ma non è il motivo che ha spinto Redford a girare il film. Il divo si conferma regista anomalo e curioso: dopo aver scandagliato la psiche della borghesia in “Gente comune”, ha cominciato a mettere in scena i miti portanti della cultura Usa con uno stile vicino al realismo magico. In “Bagger Vance” c’è un po’ Frank Capra e un po’ “Lo Zen e il tiro con l’arco”. Il golf diventa lotta per la sopravvivenza: Matt Damon, ex giocatore segnato dalle ferite della guerra, deve ritrovare il suo swing, come dire la voglia di vivere; Will Smith è la versione nera e golfista dell’angelo Clarence in “La vita è meravigliosa”; Jack Lemmon è l’uomo che anni dopo rivive la parabola nell’attimo che precede la morte. Il film è elegante, filosofico, nobilmente noioso. Chi non ama il golf rischia seriamente di addormentarsi, ma se si “entra” nella storia, il finale emoziona e commuove. E paradossalmente tutto il contesto (la città di Savannah, il personaggio di Charlize Theron) è molto meno interessante della gara.
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