Regia di Robert Redford vedi scheda film
Pare sia il quinto film di Redford alla regia. Una cosa buona l'ha sicuramente fatta: evitare di mettersi anche a recitare impersonando il ruolo che poi ha dato a Damon. Nel ruolo di Smith, invece, pare fosse stato designato originariamente Morgan Freeman e questo lo si poteva capire guardando come il principe di Bel Air scimmiotta ridicolmente il gigante de "il collezionista". La trama è quanto di più assurdo si possa immaginare, un vecchio enfant prodige del golf ha perso lo swing in guerra e per ritrovarlo ha bisogno di una sorta di oracolo di colore che dal nulla viene e nel nulla sparirà. Un personaggio dall'aria ironica e dalla facile retorica che condurrà il protagonista a ritrovare lo swing (per riperderlo e ritrovarlo nella stessa partita) attraverso un torneo di golf nel quale lo stesso compirà numerosi miracoli grazie ad una mazza piuttosto simile alla bacchetta magica di fata smemorina. Imbucherà così una palla a primo colpo, recupererà punti a due campioni di categoria (mentre lui non toccava una mazza da tempo) e, nella stessa partita, riuscirà persino a far passare la pallina tra un folto gruppo di rami facendola finire nel green o giù di lì. Il tutto condito dalla presenza irritante del saggio e banalissimo Bagger Vance che non tappa la bocca un attimo nel tentativo vano di far sorridere e riflettere (su chi abbia scritto dialoghi tanto osceni). Un film inguardabile, la cosa che più dispiace è che abbia sancito l'ultima apparizione di Jack Lemmond, quale peggior commiato? Voto: 2.
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