Regia di Colm Bairéad vedi scheda film
Struggente fulgore.
Ben poco da dire, su “An Cailín Ciúin” (“the Quiet Girl”, “la Ragazza Tranquilla/Silenziosa”, "l'Acqua Cheta" - come quella di un pozzo di risorgiva -, e nessuna epica scazzottata johnfordiana), sceneggiato – adattando “Foster”, un racconto del 2010 di Claire Keegan (classe 1968) scritto in inglese e uscito prima sul New Yorker e poi ripubblicato in una versione estesa da Faber and Faber – e diretto da Colm Bairéad (nato nel 1981, anno in cui il film è ambientato), sino al 2022 regista di cortometraggi, serie tv e documentari, e interamente recitato in gaelico, a parte catturare quello che accade.
Questo...
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
Un paio di cose però, anche se di per loro evidenti, vanno ribadite: la recitazione della giovane protagonista, esordiente assoluta, Catherine Clinch, l'Arminuta, così come quella di Carrie Crowley e Andrew Bennet, nei panni degli zii adottivi, anzi, dei genitori di supporto, per il tempo di un’inobliabile, anche s’effimera, estate, è di sbalordente superlatività naturalistica, e la punteggiatura del comparto tecnico & artistico – la fotografia [1.37:1 (4:3) con Sony Venice] di Kate McCullough, il montaggio di John Murphy e le musiche di Stephen Rennicks ("Frank", "Room") – è di una giustezza tale da colmare l’animo intellettuale di meraviglia, ché quello sentimentale già era stato rapito dalla storia e dai personaggi abitantila.
- È il latte della madre?
- No.
- Quindi cos'è?
- Latte in polvere.
- Perché non gli dai il latte di sua madre?
- Noi lo vendiamo quel latte.
- Perché il vitello non ne prende?
- Lo fa, all'inizio.
- Per quanto?
- Abbastanza a lungo!
- Perché non beviamo il latte in polvere e lasciamo che le mucche bevano da sole?
E poi, nel serico frusciare delle stormenti ramaglie alla luce radente di un sole settembrino che alza il vento e allunga le ombre su tutto quel confortevole subisso d’infinite sfumature di verde e quel baluginante risplendere d’oro, eccolo: il declino del tardo meriggio, pronto ad accogliere un’altra, ultima corsa. E un primo abbraccio. E una sussurrata parola.
Struggente fulgore.
* * * * ¼/½ – 8.75
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta