Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Gus Van Sant ci prende gusto e quindi si confronta nuovamente (dopo il riuscito Will Hunting) con un tema attraente e sempre fertile: quello del giovane talentuoso, ma socialmente emarginato, che però trova la forza di dimostrare agli altri il suo valore.
Ma, per vero, questa storia ha in sé qualcosa di più, di unico.
In una scena del film William Forrester scrive sul diario di Jamal: “ma dove mi stai portando?”.
Beh, ma come può saperlo un ragazzo di 16 anni? E’ da quando è nato che sgomita per farsi strada in un mondo dove basterebbe il colore della pelle per mettere a disagio, mentre Jamal deve pure fare i conti con un’intelligenza paradossalmente scomoda, tanto quando si trova con i suoi amici di quartiere, quanto quando si confronta con frustrati estranei altolocati.
Eppure un ragazzo in gamba come lui capisce presto quali sono le sue priorità…capisce presto dove ci vuol portare (tanto da trovare il coraggio per fare una scelta difficile…così, peraltro, da infondere quello stesso coraggio, per scelte altrettanto non scontate, al suo mentore). Ci vuol far incontrare…anzi; ci vuol far “innamorare” della cultura.
Questa volta, infatti, non è lo sport il grimaldello per affrancarsi da una realtà scomoda; questa volta è tempo di cultura, della quale il film celebra un sano e disinteressato amore.
Ce n’era davvero bisogno.
(E se qualcuno si starà indignando per il mio uso spregiudicato delle congiunzioni all’inizio di frase, questo bellissimo film racchiude anche la mia risposta a tali perplessità).
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