Regia di Stephen Frears vedi scheda film
Il prolifico Stephen Frears dopo il successo di “Alta fedeltà” si concede un film esattamente agli antipodi. Un viaggio nella memoria ambientato a Liverpool negli anni ’30, quelli cupi e dolorosi della Grande Depressione. Tratto dal romanzo omonimo di Jimmy McGovern, il film è lo sguardo di Liam, un bel bambino di sette anni che inciampa troppo spesso con le parole. La sua balbuzie lo rende timido, ma Liam ha un’intelligenza vivissima e ispira una grande simpatia. La famiglia è cattolica di origine irlandese; il padre lavora duramente per mantenerla, ma gli effetti della Depressione si fanno sentire e l’uomo resta senza lavoro, così la sorella di Liam deve andare a servizio da una famiglia ebrea. Si avvicinano tempi difficili all’orizzonte e la crisi economica lascia libere di esplodere sopite intolleranze religiose e politiche. Prodotto dalla Bbc, “Liam” è la testimonianza della bontà del rapporto ventennale che esiste tra Frears e la televisione. Ma è anche un’occasione unica per rimestare in un ambiguo periodo di storia inglese e aprire uno squarcio sulla sua giovinezza a ricordargli gli anni passati con la madre dopo la guerra. Un piccolo film al quale sembra mancare il respiro del cinema, ma girato con una tecnica pregevole e che conta su una solida sceneggiatura. Ma il vero atout del film è Anthony Borrows, il piccolo Liam scelto felicemente tra centinaia di aspiranti.
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