Regia di Maurizio Nichetti vedi scheda film
È l’ormai famoso film nato in Internet: un sito frequentato da 20.000 visitatori ne ha raccontato la lavorazione in diretta, giorno dopo giorno. Ed è il primo film italiano realizzato completamente in digitale, con effetti a volte visibili, a volte invisibili e vieppiù sorprendenti (l’esempio più clamoroso: nelle scene girate in Almeria, il computer ha aggiunto la luce del sole anche quando le riprese sono avvenute in giornate nuvolose). Ma è, alla fin fine, un nuovo film di Maurizio Nichetti: che ritorna alle origini, citando fin dai titoli di testa la sua opera prima, “Ratataplan”. “Honolulu Baby” è la nuova avventura, vent’anni dopo, dell’ingegner Colombo; che lavora per una multinazionale oppressiva e anglofona, è un’autentica vittima della globalizzazione e viene spedito in un paese esotico dove ci sono solo donne. La cosa più bella di “Honolulu Baby” è, curiosamente, la cinefilia: non solo l’autocitazione, ma anche l’omaggio a Stanlio e Ollio e la presenza della de Medeiros e di Jean Rochefort. Si vorrebbero più trovate, e una caratterizzazione maggiore dei personaggi femminili. Ma il film, nel complesso, ispira simpatia.
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