Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Obiettivamente estasiante. Lo sguardo della meravigiosa Maruschka Detmers, verso l'epilogo del film, mi ha ricordato (con umore diametralmente opposto e con le debite proporzioni) l'eterna disperazione degli occhi di Anna Magnani in Mamma Roma. Diavolo in corpo è un film che trasuda carnalità, colore. Ci possono essere (e ci sono) molti spunti simbolici, metaforici ma essenzialmente per me è stata un'esperienza carnale. E non solo per le tante e molto audaci scene di sesso, delle quali le più famose sono forse anche le meno significativ. Il merito va quasi esclusivamente alla protagonista, senza la quale non staremmo parlando dello stesso film.
Giulia è nel pallone più completo. Pensa al suicidio, va dallo psicoterapeuta e sogna (o accade veramente?) di avere un'esperienza fisica anche con lui, balla, ride, piange, s'incazza. Questa furia di corporeità trova sfogo nello studentello Andrea, che la asseconda seppur in mezzo a tutte le sue mattane. Ma Giulia arriva anche da una storia che di vitale ha poco: figlia di una vittima del terrorismo (rosso) e fidanzata di un brigatista tuttora carcerato. Ed allora il film si proietta in una dimensione politico-simbolica e non è solo un densissimo racconto di sensualità e scoperta del corpo.
Bellocchio pare raccontare la fine di un'epoca: la fine degli anni 80 (il film è del 1987) quando oramai non solo la lotta armata era praticamente un ricordo ed i brigatisti (prendendo come esempio loro ma vale per tutte le organizzazioni) erano o morti, o dissociati o sepolti in carcere. Ma allo stesso modo le grandi primavere di ribellione, di ideologie e tentativi di cambiare il mondo naufragavano in una società dedita al consumo, all'egoismo, agli yuppies, alla tv commerciale, al decadimento del cinema italiano (che negli 80 ha veramente partorito orrori, specie nella seconda metà). Ed allora Diavolo in Corpo potrebbe assomigliare ad un ultimo ballo od un'ultima scopata, intensa e gioiosa, velata però dalla malinconia che il mondo degli ardori giovanili, delle utopie, dell'energia allegra per una vita più giusta, è in realtà arrivato ai titoli di coda.
Rimane un film fisico, potente, pulsante. Lo sarebbe stato anche senza i nudi di Maruschka Detmers. Bastava la scena in cui balla in discoteca o assiste agli esami del suo amante. Totale, voto otto e mezzo.
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