Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Rimasta improvvisamente vedova, una giovane, bella e facoltosa donna romana, Antonia (Buy), scopre accidentalmente che suo marito Massimo (Renzi) l'ha tradita per sette anni. Mettendosi alla ricerca dell'amante di Massimo, Antonia scopre che suo marito ha avuto una doppia vita e che l'amante non è una donna, ma un uomo, il giovane Michele (Stefano Accorsi), che vive in un quartiere popolare di Roma in una sorta di gineceo con gay, transessuali e prostitute. Dapprima sconvolta, poi progressivamente attratta da questo mondo a lei sconosciuto, Antonia scopre un universo apolide, nel quale la solidarietà è l'imperativo categorico e la verità un valore opzionale. Il copione di Gianni Romoli e Ferzan Ozpetek gioca sulla dialettica tra vero e falso, realtà e finzione, lambisce tutta la gamma di chiaroscuri espressivi possibili, ricava dalla prova impressionante di Margherita Buy ma anche di tutti gli altri protagonisti un'intensità espressiva indicibile. Se Il bagno turco era una sbiadita prova generale e Film blu un richiamo obbligato, Le fate ignoranti diventa d'obbligo una delle prove più incisive di un cinema italiano che parla finalmente tutte le lingue e i dialetti del rinnovamento. Vibrano i silenzi, palpitano gli sguardi, gravita una tensione impalpabile su qualsiasi scena. Un bel film, che non approda alla perfezione soltanto per qualche neo: la musica di Andrea Guerra non sempre consonante alle immagini, i dialoghi troppo patinati e la figura di Stefano Accorsi, che lavora ai mercati generali ma ha l'animo del poeta e dell'artista. Improbabile…
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