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The Plains

Regia di David Easteal vedi scheda film

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La recensione su The Plains

di alan smithee
8 stelle

locandina

The Plains (2022): locandina

40° TFF - FUORI CONCORSO

Al Torino Film Festival nr. 40, nella sezione del Fuori Concorso, The Plains rappresenta una delle punte massime tra le proposte dell’intera rassegna.

Il film, della durata di tre ore, rappresenta l’esordio nel lungometraggio del regista australiano David Easteal, classe 1986, nativo di Melbourne, ed ha avuto la sua prima presentazione ufficiale all’International Fil Festival di Rotterdam 2022.

Un viaggio nel traffico attraverso il quale il protagonista riprende i legami con il resto degli affetti

The Plains è un film strutturalmente semplice, lineare, di stampo quasi documentaristico, tanto ordinari appaiono i dialoghi del protagonista ripreso costantemente di spalle, da una camera quasi sempre immobile.

La regia riprende una buona decina di tragitti lavoro-casa di un avvocato vicino alla sessantina, tramite una camera posta sul retro della sua auto, e diretta verso le spalle del guidatore e dell’eventuale accompagnatore, un giovane collega in prova che il protagonista è solito riaccompagnare a casa (interpretato quest’ultimo dal medesimo giovane regista).

Nel tragitto le azioni routinarie prendono il sopravvento: l’uomo infila le cuffie, aggancia la cintura, e, appena messa in moto l’auto, chiama al telefono la madre novantacinquenne, ricoverata in una clinica per anziani, poi la moglie, e poi si distoglie dal traffico caotico che ogni volta incontra per strada, o ascoltando la radio, o conversando con il giovane collega stagista.

Può venire il dubbio, iniziando a guardare l’opera d’esordio di David Easteal, di andare a imbattersi in un calvario senza un termine che consenta di uscirne non provati.

scena

The Plains (2022): scena

Invece la visione di tutti i viaggi di ritorno dall’ufficio a casa, che il protagonista avvocato percorre in auto ogni giorno, consentono allo spettatore di familiarizzare a tal punto con il personaggio, da avere la sensazione di essere davvero entrati a far parte di una routine che ognuno bene o male riesce a comprendere.

Il distacco che il protagonista inizialmente comunica allo spettatore, si trasforma, nel corso della ripetitiva ma quasi ipnotizzante vicenda, in una vera e propria empatia, attraverso la quale lo stesso finisce per vivere la potente sensazione di come il  tragitto percorso nel tempo sia il metro ideale per misurare il mutamento dei rapporti umani e sociali della vita.

La magia e il punto di forza di questo film insolito e originale, stanno appunto nella capacità di immedesimazione straordinaria che la storia possiede, e nella consapevolezza dei due attori coinvolti di recitare magicamente dialoghi o monologhi che paiono frutto di improvvisazione, sacrificando le rispettive fisionomie a vantaggio del punto di vista complessivo che la vicenda comunica, fino al coinvolgimento.

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