Regia di François Ozon vedi scheda film
Il gender swap di Le lacrime amare di Petra Von Kant è un teatro di fantasmi che rievoca la biografia di Rainer Werner Fassbinder
Che il cinema di Ozon sia attraversato dalla passione per Fassbinder (e dunque Douglas Sirk) lo dicono i suoi film, anche frontalmente: l’adattamento Gocce d’acqua su pietre roventi, l’omaggio Angel (in cui porta Sirk a coincidere con RWF) e il videosaggio Quand la peur dévore l’âme. Pure questo piccolo Peter Von Kant (di cui è anche produttore) è, se vogliamo, un critofilm: finge un rifacimento di Petra, opera un gender swap scegliendo un uomo come protagonista, scalda i toni verso un amorevole grottesco (come Hazanavicius con Il mio Godard) e fa che l’omaggio sia abitato dalla biografia. Peter è Fassbinder, e il film un aggiornamento, soprattutto, del privato politico di Germania in autunno: una casa di spettri (Schygulla compresa) che rievoca la storia personale di RWF per trovare le fonti di opera e mito, e confonderle. La parodia, qui, è una forma di nostalgia.
Giulio Sangiorgio, voto: 7
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