Una poco meno che improvvisata troupe cinematografica composta da un produttore autoproclamatosi regista, il suo operatore di macchina dai connotati coincidenti al perfetto cinefilo nerd, la fidanzata timida e riservatissima di lui, e un terzetto composto da un aitante attore di colore ex marine e due aspiranti porno attrici, una delle quali nuova fiamma del regista, si reca nella location che il caposquadra ha affittato con lo scopo di girare il loro primo film a luci rosse completamente indipendente.
La casetta affittata si trova all'interno di una vecchia fattoria, un tempo portata avanti dall'anziano e malato padrone di casa che vive ancora in quel luogo assieme alla moglie, sofferente di crisi nervose.
Quando quest'ultima si accorge che quegli strani e libertini inquilini hanno intenzione di ambientare il loro film sexy nella loro casa, la reazione della donna supererà ogni più plausibile immaginazione.
Fino ad arrivare ad un epilogo che più sanguinolento non si potrebbe immaginare, e che la sapiente regia ci anticipa nelle scene iniziali, come spunto per ripartire a raccontare la vicenda nel momento in cui tutto incominciò. Solo un paio di giorni prima.
Per la regia dello specialista in materia, come è senza dubbio Ti West, X intende omaggiare senza celarlo il filone delle famiglie assassine che procurò fama ed onori (oltre che una buona rendita economica) ad autori cult dell'horror tipo Wes Craven e Tobe Hooper nei pieni anni '70.
E non proprio a caso la vicenda è ambientata sul tormentato finire dei '70 in un'America che non riesce a destreggiarsi tra aneliti di libertà giovanili e i movimenti bacchettoni degli irresoluti benpensanti razzisti e intransigenti che usano ed interpretano a proprio uso e consumo dottrine religiose di un credo adattato ai propri stili di pensiero.
E' naturale ripensare, nel contesto della storia truculenta raccontata nel film di Ti West, alla famiglia di squilibrati assassini de Non aprite quella porta, o alle allucinate idee di preservazione della specie che guidavano i frustrati nativi della immensa periferia americana ne Le colline hanno gli occhi, quando pensiamo all'atteggiamento dei due vecchi coniugi che accolgono la nostra ciurma sciroccata di cineasti improvvisati, ma dai buoni ed entusiastici propositi creativi.
West riesce ad elaborare una storia che in fondo è sempre uguale a se stessa (sono i particolari che la caratterizzano e la rendono distinguibile dagli illustri precedenti e da molta accozzaglia che ha tentato, lungo i successivi decenni, di plagiarne i risultati), assecondando le ragioni del semplice e risaputo sviluppo narrativo, con la storia del film-nel-film che la troupe sgangherata si propone di girare.
In ciò un sapiente montaggio giunge in aiuto per accostare situazioni e dinamiche dei fatti del film e quelle del film-nel-film.
West inoltre, non contento, si sofferma con efficace ironia sulla contraddizione cardine che attanaglia il vivere all'interno di una società americana ove l'impeto moralista contro quelli che vengono definiti i facili costumi si scontra con forme di "correzione" che utilizzano la violenza come mezzo più efficace per contrastare il dilagare di comportamenti contrari al più ostinato concetto di famiglia tradizionale timorosa della legge e del suo dio vendicativo e rancoroso.
Ma, soprattutto, X si erge, da puro horror in grado di far valere motivazioni che vanno oltre la pura mattanza, a paladino di una accurata osservazione circa la frustrazione dei due vecchi, nel non riconoscersi più nel proprio fisico decaduto ed afflosciato dal trascorrere del tempo.
Tematiche tutte che, per quanto non certo nuove al cinema nel suo complesso, spesso esulano da contesti di genere in cui X si incanala senza tentennamenti e a pieno diritto.
Parlando poi di citazioni ed omaggi a grandi, indimenticati autori come Tobe Hooper, non sarà certo un caso se, a complicare una situazione già al limite della follia più pura, contribuisce anche l'opera di un famelico coccodrillo che vive indisturbato nel laghetto dalle acque stagnanti che contorna i limiti del confine dei due anziani proprietari bigotti e folli.
Il divieto ai minori che accompagna il film è ovviamente ingiustificato, e la sessualità che il film ostenta è puramente di facciata e con sprazzi di ironia soprattutto quando coinvolge gli interpreti maschili, i cui attributi appaiono o attraverso una penombra che ne scolpisce e rende leggendarie (con una punta sagace di comicità) le dimensioni, o nella lunga scena che vede coinvolto uno dei protagonisti, l'aitante Martin Henderson, mentre si difende dalla minaccia assassina indossando solo un mini slip dai contorni ridicolmente debordanti.
Nel cast spicca senza dubbio la protagonista, interpretata da una sensuale Mia Goth, e la collega estroversa e versatile sino alla macchietta, efficacemente resa dalla ironica e provocante Brittany Snow.
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