Regia di Josephine Decker vedi scheda film
L'immagine con il quale il film è reclamizzato ed il titolo sono una seria minaccia e non predispongono bene alla visione, ma l'inizio sorprende, soprattutto per la fotografia, presa pari pari dalla tavolozza di Paul Gauguin, con il rosso, il verde e soprattutto un azzurro fosforescente che dominano ogni inquadratura, con la saturazione al massimo. E' presumibile che questa scelta sia tesa a sottolineare la caratteristica psichedelica dell'approccio, rafforzato dai frequenti riferimenti a droghe leggere che costellano la vicenda. Altro elemento che sorprende positivamente è la colonna sonora, molto originale e creativa, eseguita esclusivamente con strumenti classici, arpa, oboe, clarinetto et similia, risparmiando al fruitore le prevedibili mazzate di rap/hip hop così frequenti nelle pellicole di questo genere. Più opinabili sono invece le timide concessioni al musical che qua e là si affacciano talvolta, così sparute da apparire fuori luogo. La credibilità che il film lentamente si guadagna crolla miseramente a due terzi della durata quando ci si rende conto con orrore che la vicenda non va da nessuna parte, continua a riavvolgersi, a tornare indietro per poi ricalcare lo stesso percorso di prima, e che non esiste ahimè una storia che valga la pena di essere raccontata, che tutta l'operazione è aria fritta, con una conclusione che più scontata non si può.
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