Regia di Riccardo Sesani vedi scheda film
Il giudice Rossi comincia il suo nuovo lavoro a Rimini con un'indagine decisamente spinosa: una ragazza è stata trovata morta in un canale e tutti gli indizi conducono a un grosso giro di droga. Nel frattempo l'uomo intreccia una relazione amorosa che complica ulteriormente la sua vita.
Ritratto di provincia a tinte fosche, questo Un caso d'amore perverso (distribuito anche senza l'aggettivo finale, che a tutti gli effetti sembra un po' eccessivo), a opera di un regista riminese che gira nella sua città. Ma è una Rimini invernale, almeno sulla carta torbida e inquieta, ben lontana dal divertimento balneare e dalla spensieratezza della stagione turistica, quella che Riccardo Sesani qui tratteggia nella sceneggiatura del suo settimo film. “Almeno sulla carta” era doveroso specificarlo, però, perché la pellicola non può dirsi granché riuscita: la tensione latita, la trama è piuttosto stereotipata, i personaggi non hanno particolare vitalità, il ritmo è zoppicante, c'è un vago sottofondo erotico che rimane sempre inespresso e tutti questi limiti sono un bel guaio per un lavoro che si propone come thriller. A dirla tutta non aiutano Sesani neppure i protagonisti; i principali sono Stephane Ferrara, Marina Giulia Cavalli, Marialuisa Tadei, Marco Di Stefano, Giovanni Vettorazzo. Tutto sommato dignitoso invece il mestiere della confezione, ma bisogna anche ricordare che Sesani ha alle spalle ormai vent'anni di carriera registica, dall'esordio con Un amore targato Forlì (1976). 2,5/10.
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