Regia di Edoardo Vitaletti vedi scheda film
Esordio in regia del giovane Edoardo Vitaletti, promettente regista italiano trasferitosi un USA.
Southold (New York), 1843. Mary (Stefanie Scott) viene interrogata, dopo essere stata brutalmente bendata, in seguito alla morte della nonna (Judith Roberts). Ricorda così una serie di eventi passati - tra i quali anche la malvista relazione omosessuale con la domestica Eleanor (Isabelle Fuhrman) - che l'hanno condotta in quella tragica circostanza.
Folk horror dalle atmosfere soffuse e con ritmo rarefatto - per non dire ingessato - che sembra ispirarsi a modelli alti (The witch e Hagazussa in particolare). Molto ben interpretato, ma reso pesante da logorroici dialoghi con ripetute cantilene religiose (Pater Nostro, Ave Maria e preghiere andanti) e da una fotografia scadente, resa oscura al punto da faticare in certi momenti a capire quel che accade sullo schermo. Opera d'esordio di Edoardo Vitaletti, giovanissimo regista e sceneggiatore diplomatosi a Monza, quindi autore nel 2018 di un cortometraggio sulla campagna della Seconda guerra mondiale in Russia (God is busy somewhere else) girato negli States, che cade in occasione del 75esimo anniversario della battaglia di Nikolaevka. Lì, in America, Vitaletti è poi rimasto specializzandosi in cinematografia al punto di riuscire a dirigere questa impegnativa produzione con cast tecnico e artistico completamente internazionale. Forse però ha puntato eccessivamente alto, arrivando a realizzare un lungometraggio d'autore che vorrebbe trattare troppi temi socialmente rilevanti (religione, differenze di classe, omosessualità e femminismo) senza concentrare l'attenzione sulla storia stessa che diventa inutilmente dispersiva, allontanandosi troppo dal soggetto principale. Disconoscere che ci sia talento, considerato che si tratta di un esordio in paese straniero, non sarebbe certamente corretto. Il consiglio che ci sentiamo di dare a Vitaletti è quello di farsi supportare in sceneggiatura, abbandonare le tematiche alte quando trattate in maniera troppo didascalica (il film è suddiviso in capitoli, come un'opera letteraria) in virtù di un più appagante intrattenimento audiovisivo e magari porre più attenzione alla cinematografia, intesa dal punto di vista della fotografia. The last thing Mary saw è un film che può certamente piacere a chi cerca significati profondi, abbandonandosi a una narrazione statica, fuori tempo e non troppo spettacolare. Indicato particolarmente a chi ha apprezzato i citati The witch, Hagazussa o The lighthouse.
"Ciò che dà alle donne chiuse nell'omosessualità un carattere virile non è la loro vita erotica, che, al contrario, le confina in un universo femminile; è l'insieme delle responsabilità che sono costrette ad assumere in quanto fanno a meno degli uomini."
(Simone de Beauvoir)
Trailer
F.P. 28/01/2022 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 88'49") / Data del rilascio USA: 20/01/2022
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